di P. Marco Cauli ocd
Domenica 25 novembre, nella solennità di Gesù Cristo Re dell'universo, è stata celebrata nella Basilica di Santa Teresa d’Avila, nel pieno del suo splendore al termine dei lavori di restauro durati due anni, la presa di possesso del Cardinale Maurice Piat, delle Isole Mauritius. Il Cardinale Maurice Piat, C.S.Sp. (Congregazione dello Spirito Santo), Vescovo di Port-Louis (Isola Maurizio), è nato il 19 luglio 1941 a Moka, in diocesi di Port-Louis.
È entrato nel noviziato della congregazione dello Spirito Santo in Irlanda. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 2 agosto 1970 e dopo aver conseguito il diploma presso l’University College Dublin è stato ammesso al Pontificio seminario francese di Roma. Ha proseguito gli studi alla Pontificia università Gregoriana, dove nel 1972 ha ottenuto la laurea in teologia. Dopo essere rientrato alla Isole Mauritius è stato professore e catechista. Per dieci anni responsabile degli aspiranti seminaristi a Vacoas, ha poi frequentato un corso di specializzazione sulla formazione a Parigi. In seguito ha svolto anche il ministero parrocchiale, prima come vicario a Pamplemousses, quindi come parroco a Rivière-du-Rempart. È poi diventato responsabile del progetto pastorale diocesano ed è stato nominato vicario episcopale per la pastorale diocesana. Il 19 maggio 1991, è stato ordinato vescovo dal Cardinale Margéot, al quale è succeduto il 15 febbraio 1993, diventando l’undicesimo vescovo di Port-Louis. Si è impegnato alacremente nella diocesi moltiplicando gli incontri con clero, religiosi e laici, così come le visite pastorali nelle regioni rurali e nelle varie isole dell’arcipelago. È stato inoltre presidente della Conferenza Episcopale dell’Oceano Indiano dal 1996 al 2002. Creato cardinale da papa Francesco nel concistoro del 19 novembre 2016 dopo che, nello stesso anno, aveva rassegnato le dimissioni come vescovo per raggiunti limiti di età, il Santo Padre gli ha assegnato il titolo della nostra Basilica di Santa Teresa d’Avila.
Nell'omelia il cardinale ha sottolineato la differenza fra il modo umano di essere re - che prevede il dominio sugli altri, l'uso della forza come mezzo per cambiare la realtà - e l’esistenza di un modo diverso di essere re, di governare le sorti della storia. Infatti, cambiare il cuore dell’uomo è, in realtà, l'unico modo per cambiare veramente il mondo. Solo quando il cuore dell’uomo cambia, cambia anche il suo atteggiamento verso le altre persone e verso la realtà che lo circonda. Allora anche il comportamento e le azioni umane potranno subire un mutamento determinando un autentico sviluppo nella storia dell’umanità. Dunque Dio che è l’Amore stesso ha, in definitiva, la vera potenza. L'amore di Dio, che si incarna nel Figlio, Gesù Cristo, pone nella storia un germe di vita che piano piano fiorisce, nel silenzio, nell'umiltà e cambia il mondo e la sua storia in maniera graduale, quasi impercettibile ma inesorabile. Un messaggio di grande speranza, dunque, quello che il cardinale ha consegnato alla comunità si Santa Teresa, un messaggio che incoraggia a lanciarsi con fiducia nella storia, custodita dal potere supremo dell’Amore, potere che si trova nelle mani di Cristo, Re dell’universo.
La comunità di Santa Teresa ha accolto con entusiasmo il Cardinale: i parrocchiani, i membri delle comunità neocatecumenali, del movimento ecclesiale carmelitano, le catechiste, si sono mobilitati per accoglierlo degnamente accompagnato da altri tre confratelli vescovi della Conferenza Episcopale dell’Oceano Indiano. Alcuni volonterosi si sono dedicati al servizio liturgico, altri all’animazione musicale della solenne celebrazione, altri ancora alla preparazione e distribuzione delle pietanze durante il rinfresco seguito alla celebrazione. Al termine della messa i fedeli, fra i quali era presente una nutrita rappresentanza della comunità mauriziana di Roma, hanno potuto gustare un’ottima vellutata di zucca seguita dall’immancabile porchetta di Ariccia. Nel contempo il cardinale e i vescovi accompagnati dal cerimoniere papale mons. Vincenzo Peroni e dai confratelli della Curia Generalizia e delle comunità di S. Teresa, S. Teresina in Panfilo e del Teresianum, serviti al tavolo dal parroco P. Roberto in persona, che per l’occasione ha degnamente vestito i panni del maître de table, hanno potuto gustare un menù speciale preparato da Mario, cuoco della Casa Generalizia. Le condizioni metereologiche inclementi sulla capitale non hanno impedito il piacevole svolgersi dei festeggiamenti in cordiale fraternità secondo il miglior stile teresiano.