di P. Ermanno Barucco ocd
Buon anno. Buon 2018. Felice anno nuovo. Santo anno. Santo? Abbiamo le formule “Santa Pasqua” o anche “Santo Natale” e questo può aiutarci magari ad augurare “Santo anno”, senza confonderlo con l’“Anno santo” che è il Giubileo proclamato dalla Chiesa per riscoprire la misericordia di Dio in alcuni anni particolari.
Ma “Anno santo” può diventare l’augurio “Santo anno”? Dobbiamo forse riandare all’episodio in cui Gesù, riprendendo il profeta Isaia, aveva proclamato di essere il consacrato inviato da Dio ad annunciare “un anno di grazia del Signore” (Lc 4,19; Is 61,1-2), l’anno giubilare della pienezza dei tempi.
Probabilmente nell’intenzione di Gesù ogni anno sarebbe divenuto ormai questo “anno di grazia del Signore” in forza del mistero della sua morte e resurrezione, poiché è lui il “Signore del tempo e della storia”. Da qui ha probabilmente origine il significato profondo dell’espressione latina “Anno Domini” con la famosa sigla A.D. su lapidi e manoscritti, senza dimenticare che l’espressione aveva un senso cronologico di “anno ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi”.
Oggi riprendere questa dicitura “Anno Domini MMXVIII”, o meglio “Anno di grazia del Signore 2018” non ha solo un significato cronologico o storico, per dire che tot anni fa Gesù è nato, ma indica soprattutto il desiderio di vivere con il Signore quest’anno, i mesi e i giorni di quest’anno a venire, perché da quando ha vissuto gli anni con noi nel tempo, Gesù continua a viverli con noi, il Signore risorto continua a stare con noi e noi vogliamo restare con lui… Noi auguriamo quindi “Santo anno” per chiedere nella preghiera che la sua grazia santificante agisca in noi, ci perdoni se sbagliamo, ci faccia crescere nel suo amore e col suo amore ci faccia amare di più gli altri, ci faccia portare frutti di carità e di santità.
Auguro un anno così: “Santo anno 2018”.