Nel cuore del mondo
“Leggere-dentro” la realtà: il dono e il compito dell’«intelligenza cristiana»
30 ottobre – 2 novembre 2014
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Si sono appena conclusi i tre giorni dell’incontro internazionale per universitari e giovani lavoratori del Movimento Ecclesiale Carmelitano nell’incantevole cornice mariana del Santuario di Pietralba (BZ), appuntamento ormai quasi decennale. Più di 130 i giovani aderenti al MEC da ogni parte d’Italia (dalla Sicilia al Lazio al Veneto alla Lombardia) e Romania, compresi i sei postulanti (attualmente in formazione nel convento dei carmelitani scalzi di Trento) e i Padri della provincia veneta che hanno diretto i lavori, moderando P. Fabio Silvestri.
Oltre che luminose giornate e un clima soave, la Liturgia della Parola ha accompagnato mirabilmente i temi affrontati sin dal primo giorno: “E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili” (Fil 1,9s.; prima lettura del 31 ottobre). Tema centrale delle conferenze tenute da P. Antonio Sicari, infatti, è stata la delineazione dell’«intelligenza cristiana» come intelligenza di un incontro che nella sua forma più alta si chiama Amore. Ciò a partire da un’antropologia in cui si riconosca che le profondità dell’anima non si riempiono con meno dell’infinito (S. Giovanni della Croce, Fiamma d’amor viva 3,18): allora l’intus-legere non può non riconoscere, in fondo a ogni uomo, la necessità ontologica di relazionarsi, e non con oggetti manipolabili o analizzabili, ma con soggetti nei confronti dei quali rimanere in una sorta di gioioso non-possesso: innamorarsi. Allora si viene portati di colpo sulle soglie della “porta della Creazione”, dove la conoscenza si rivela etimologicamente come co-nascita; la conoscenza biblica, jada’ (Gn 4,1), come amore sponsale che genera. L’intelligenza cristiana non trova così parole migliori per essere descritta se non nei geniali conii danteschi “inmiarsi, intuarsi” (Paradiso, IX 81) “inluiarsi” (Purgatorio, IX 73) che descrivono il processo empatico di ogni vera conoscenza, in cui i due mondi del conoscente e del conosciuto si fondono insieme in una dinamica che, proprio come per la fede, parte dall’ascolto (Rm 10,17) e giunge al credito, alla fiducia data. In ciò sta il dialogo fecondo e imprescindibile tra fede e ragione, tra intelligenza e amore che è al cuore del cristianesimo e di Cristo - che non a caso è Logos (Gv 1,1) e Agape (1Gv 4,8).
Quando questi due movimenti complementari dell’anima, intelligenza e amore, entrano nuzialmente in azione, il pensiero di Cristo (1Cor 2,16) è capace allora di dare il meglio di sé e avere uno sguardo lucido, penetrante e profetico sul mondo in cui s’incarna. Saggio paradigmatico ne è stato dato, al vivo, dai due relatori invitati al convegno: Assunta Morresi, docente di Chimica e Fisica all’università di Perugia e membro del Comitato Nazionale di Bioetica, e Francesco Agnoli, scrittore e giornalista ben noto sulle colonne di Avvenire. Oggetto dell’intervento della Dott.ssa Morresi è stata l’ideologia gender, di cui ha fornito una lucida analisi nei suoi presupposti storici e antropologici. In un discorso strettamente aderente ai dati medici e statistici, e muovendo da considerazioni confessionalmente non marcate, la Dott.ssa ha rilevato come l’ideologia gender, creando una frattura tra sessualità oggettiva (sesso) e percezione del proprio ruolo sessuale (gender), apra la porta a quella frattura tra sessualità e procreazione in conseguenza della quale i nuovi nati delle nuove generazioni non potranno più dire di avere un padre e una madre, ma vari individui legati da varie forme di co-parenting, come a dire tutti e nessuno, con lesione gravissima dei diritti dei nascituri e delle persone sfruttate dall’industria della natalità (“donatrici” di ovuli, “noleggiatrici” di uteri ecc.). F. Agnoli ha invece incantato l’assemblea illustrando nome per nome e dato per dato quanto sia illusoria quella conflittualità che si è voluta imputare fra la Chiesa e la Scienza, sciorinando una lunga serie di eminenti uomini di Chiesa e di Scienza, preti, religiosi o laici credenti che nei secoli hanno dato apporti fondamentali alla ricerca scientifica, prendendo spunto dalla vicenda di G. Lemaître, il primo ideatore della teoria del Big Bang (e per cui dovette sentirsi dire da A.Einstein che non la condivideva: “Si vede che lei è un prete!”).
A seguire intenso dibattito con gli studenti che è proseguito nei gruppi di discussione e nei vari momenti di confronto. Cura dei tre-giorni è stata infatti quella di creare una calda atmosfera di convivialità, con serate rallegrate da performance musicali e teatrali e testimonianze organizzate dagli stessi universitari inviati nei luoghi di missione del Movimento: sapienza cristiana è anche questo, saper divertirsi, spendersi, partire. La Liturgia lo ha ribadito racchiudendo opportunamente l’incontro nella Solennità di tutti i Santi e nella Commemorazione dei defunti, domenica 2 novembre, ricordando a tutti i partecipanti che l’intelligenza cristiana è atto ecclesiale e comunitario, in cui prendere abbrivio dai Santi e da chi ci ha preceduto nella fede come da chi è stato capace di essere un po’ più ragionevole e innamorato nel lasciarsi travolgere da una gioia sconvolgente. La gioia sconvolgente di chi ha costatato e toccato che quel Logos e quell’Agape non son rimasti a stagnare nelle discussioni accademiche, scientifiche o religiose, ma si son fatti storia e carne cui aderire con la propria storia e la propria carne.