Avila, 2-24 maggio 2015
Cari Fratelli, Sorelle Monache, Membri dell’Ordine Secolare, Membri affiliati alla Famiglia carmelitana,
1. “Questo Capitolo che stiamo celebrando nel V Centenario della Nascita di Santa Teresa di Gesù, ha una caratteristica che lo distingue da tutti gli altri: non è solo un Capitolo, è anche un pellegrinaggio che stiamo facendo ai luoghi di Teresa: la casa in cui è nata e cresciuta; la cella in cui ha chiuso gli occhi a questa vita per aprirli alla Vita vera tanto desiderata; il monastero in cui ha cercato per anni il senso della sua vita e finalmente lo ha trovato in un semplice sguardo che le ha ferito il cuore”. Le parole che il P. Generale ha pronunciato nella chiesa del Monastero di San Giuseppe, dove “quella ferita di amore ha generato una realtà nuova”, descrivono bene il significato dell’evento che abbiamo vissuto in queste settimane. Allo stesso tempo, grazie alle numerose relazioni preparate in vista del Capitolo e alle testimonianze e dialoghi durante le varie sessioni, ognuno di noi ha potuto compiere un altro pellegrinaggio: quello agli innumerevoli “luoghi viventi” (persone, comunità, province, istituzioni, opere apostoliche e missionarie) nei quali l’Ordine dà testimonianza della vitalità del nostro carisma.
Ne abbiamo sperimentato la ricchezza ascoltando la voce di alcuni rappresentanti dell’Ordine Secolare e di molti Istituti che, ispirandosi a Teresa di Gesù, formano la grande famiglia del Carmelo. Particolarmente significativo è stato l’incontro con il gruppo delle nostre Sorelle Carmelitane Scalze: ci hanno raccontato la loro vita e le loro attese nei nostri confronti. Abbiamo anche avuto la gioia di ascoltare la parola di Mons. José Rodríguez Carballo, Segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, e di P. Fernando Millán, Priore Generale dei Carmelitani. In questo spirito di comunione, abbiamo costantemente pregato il Signore per la vita di tanti nostri fratelli cristiani che anche oggi soffrono persecuzione a causa della loro fede.
2. Con gioia ricordiamo che l’anno Centenario è stato introdotto e accompagnato dalla parola paterna e autorevole di Papa Francesco: il Messaggio al Vescovo di Avila (15 ottobre 2014) e la Lettera al P. Generale (28 marzo 2015). Il suo richiamo agli elementi essenziali della dottrina e dell’esperienza teresiana – la gioia, la preghiera, la via della fraternità e la passione per la Chiesa del proprio tempo – sono motivo di riflessione per tutto il Carmelo, non soltanto in questo momento di grazia ma anche per il futuro. Per una felice circostanza, il Centenario e il Capitolo avvengono mentre tutta la Chiesa sta vivendo l’Anno della Vita Consacrata (cfr. la Lettera a tutti i consacrati di Papa Francesco e il Messaggio per l’Anno della Vita Consacrata del Priore Generale OCarm e del Preposito Generale OCD) e si sta preparando all’ormai prossimo Giubileo Straordinario della Misericordia. Il tema del Giubileo trova nel Carmelo un’eco particolare, dato che Teresa riconosce che tutta la sua vita è stata segnata dalla ricchezza della Misericordia del Signore (cfr. Vita, 4,3-4.10; 14,10; 19,5.15; 3M 1,3; 7M 1,1).
3. In questa cornice di Grazia abbiamo vissuto il Capitolo come un esame di coscienza per tutto il nostro Ordine:
- Per gioire delle opere che il Signore ha fatto e fa con noi.
- Per rallegrarci della testimonianza di santità, universalmente riconosciuta come quella di Maria di Gesù Crocifisso – la “piccola araba” canonizzata a Roma proprio durante il Capitolo – oppure la santità umile e nascosta di tanti nostri fratelli e sorelle nel Carmelo.
- Per prendere atto delle nostre infedeltà a quanto il Signore ci chiede.
Queste parole della relazione del Generale in apertura del Capitolo esprimono sinteticamente il lavoro che abbiamo cercato di svolgere: “Il compito a cui ci siamo sentiti chiamati è stato quello di riportarci costantemente agli elementi essenziali del nostro essere carmelitani teresiani, di reinnamorarci di essi, (…) senz’altra ricchezza che quella di ‘aver conosciuto il dono di Dio’, cioè la Sua amicizia”.
4. Il nostro esame di coscienza si è svolto alla luce della coraggiosa decisione assunta dal Capitolo di iniziare, dopo i passi compiuti nel precedente sessennio con la lettura sistematica delle Opere della Santa Madre Teresa, “un cammino di rilettura delle nostre Costituzioni e delle Norme Applicative, in vista di una possibile revisione al fine di un rinnovamento della nostra vita”. L’Instrumentum Laboris preparato per il Capitolo scrive: “Il senso di un lavoro sulle Costituzioni è quello di recuperare forza, amore e saggezza nei riguardi della nostra identità carismatica. L’intenzione non è quella di una rilettura legalistica, che si limiti a segnalare e denunciare le inosservanze rispetto alla norma scritta. Piuttosto si tratta di motivare nuovamente la norma e di ritrovarne il senso, esprimendolo eventualmente in una forma più adeguata al nostro tempo”. Una conferma a questa prospettiva è già presente nell’Epilogo delle nostre stesse Costituzioni: “Fedeli alla grazia con la quale il Signore ci ha chiamati al Carmelo Teresiano e continua a chiamarci, noi – singoli e comunità – vogliamo riflettere profondamente sulla dottrina e sulle norme qui proposte per impostare secondo esse, con spirito evangelico, una mentalità e una vita. (…) Stimando debitamente le nostre Leggi, però liberi dalla schiavitù della lettera, dobbiamo badare a non estinguere lo Spirito (cfr. Ts 5,19), ma anzi, a manifestarlo attraverso la fedeltà al nostro carisma, protesi al bene del Popolo di Dio (cfr. 1 Cor 12,7)”.
5. In queste tre settimane abbiamo dunque avviato questo lungo processo, che coinvolgerà l’Ordine, le Circoscrizioni e le Comunità per l’intero sessennio. Seguendo lo schema delle nostre Costituzioni abbiamo compiuto una prima riflessione su alcune tematiche fondamentali, cercando di tener presenti due obiettivi: 1) verificare se e in che misura la vita delle nostre Comunità corrisponde a quanto indicato e richiesto dalle Costituzioni; 2) prendere atto – a distanza di alcuni decenni da quando furono elaborate e promulgate, e alla luce dei profondi cambiamenti sopravvenuti nella vita della Chiesa e dell’Ordine – di quali formulazioni dell’attuale testo legislativo abbiano bisogno di eventuali correzioni, integrazioni o addirittura di un profondo ripensamento.
6. Dinanzi al lungo e complesso lavoro che ci attende è naturale che si manifestino timori e resistenze. La paura può essere vinta se pensiamo alla grande opera di rinnovamento che la Chiesa ha affrontato con il Concilio Vaticano II, di cui quest’anno ricordiamo il 50° anniversario della chiusura (8 dicembre 1965). Nel Decreto Unitatis redintegratio leggiamo frasi che possiamo applicare anche al cammino che il Capitolo ha deciso di intraprendere: “Ogni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in una fedeltà più grande alla sua vocazione (…). La Chiesa peregrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno” (n. 6). È a tutti evidente che anche noi vogliamo essere fedeli alla nostra “vocazione”, che anche il nostro Ordine è “peregrinante” e bisognoso di “continua riforma”.
7. Il futuro dell’Ordine dipenderà in gran parte dalla nostra capacità di attrarre nuove vocazioni in forza di una gioia, di una bellezza che si sprigionano dalla vita e dalle opere compiute in unità con Gesù, il “Vivente”, di “bellezza e maestà indimenticabili” (Vita, 28,9), “bellezza che in sé comprende ogni bellezza” (Cammino, 22,6). Santa Teresa di Gesù e San Giovanni della Croce ci accompagnano su questa strada, la stessa che Cristo insegnò ai suoi discepoli: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15,5.8). Iniziamo dunque questo sessennio animati dall’esortazione di Papa Francesco ai religiosi: “Svegliate il mondo, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia” (Lettera a tutti i Consacrati, II,2).
8. Il 27 settembre 1970 il Beato Paolo VI donò alla Chiesa e al mondo il Dottorato di Santa Teresa di Gesù. Riascoltiamo con emozione quanto egli disse nell’omelia: “Il solo fatto di proferire il nome di questa Santa, singolarissima e grandissima, in questo luogo e in questa circostanza, solleva nelle nostre anime un tumulto di pensieri: (…) la vediamo apparire davanti a noi, come donna eccezionale, come religiosa, che, tutta velata di umiltà, di penitenza e di semplicità, irradia intorno a sé la fiamma della sua vitalità umana e della sua vivacità spirituale, e poi come riformatrice e fondatrice d’uno storico e insigne Ordine religioso, e scrittrice genialissima e feconda, maestra di vita spirituale, contemplativa incomparabile e indefessamente attiva; … com’è grande! com’è unica! com’è umana! com’è attraente questa figura!”. Oggi, a quasi 50 anni di distanza e nel cuore del V Centenario, Teresa ci parla ancora e ci invita a seguire i suoi passi: “Es tiempo de caminar!”.
La Madre di Dio, Regina e Bellezza del Carmelo, con San Giuseppe ci custodisca nei passi che stiamo per intraprendere.
Avila, 23 maggio 2015