di F. Samuele Donà ocd
Ritrovarsi insieme al vescovo di Mantova per ringraziare del dono di s. Giovanni della Croce
I santi creano quasi inevitabilmente intorno a sé un seguito più o meno evidente di persone che, seguendo la loro strada, cercano il Signore. Questo piccolo miracolo di comunione ecclesiale si è ripetuto ieri nel convento carmelitano di Mantova per la solennità di s. Giovanni della Croce. La celebrazione eucaristica è stata infatti presieduta dal vescovo della città, mons. Marco Busca, con la presenza del Provinciale, p. Aldino Cazzago, e di numerosi frati provenienti da vari conventi. Non si è trattato solo di una visita per celebrare un grande mistico, quanto piuttosto di un incontro tra amici, che si riuniscono per onorare un eccezionale santo e testimone dell’amore di Dio.
Il legame tra mons. Busca e noi carmelitani, in effetti, è di lunga data. Come docente allo Studio teologico Paolo VI di Brescia, “don Marco” ha avuto occasione di conoscere tutti i frati che, nel corso degli anni, si sono preparati al sacerdozio – e “conoscere” per don Marco significa ricordare con affetto paterno i nomi, la storia, il temperamento di ogni studente, anche a distanza di anni. La materia da lui insegnata era tra le più importanti per la quotidianità di un sacerdote (e non solo): i sacramenti. Chi ha potuto ascoltarlo, ricorda che nelle sue lezioni sapeva unire alla precisione teologica una sapienza cristiana imparata alla scuola dei Padri e dei Santi.
È stato bello, perciò, ritrovarsi insieme a lodare Dio per il dono di un santo come Giovanni della Croce. Come ha ricordato mons. Marco nell’omelia, ogni santo viene dato da Dio alla Chiesa per illustrare un aspetto particolare del Suo amore, per insegnare qualcosa a chi verrà dopo. E ciò che san Giovanni della Croce può insegnare a noi è il fatto che, spesso, proprio nelle circostanze più difficili della vita viene donata l’unione mistica con Dio – cioè la fonte di ogni gioia vera. Nella prigionia ingiustamente subita, con i pidocchi e l’abito che gli si disfaceva addosso, Giovanni ha scritto pagine che sono considerate tra le più alte espressioni umane della gioia che la Trinità può dare. Il mistero che la vita tutta intera di s. Giovanni illumina, dai suoi poveri inizi fino alla morte vissuta nell’umiltà, non è altro che l’obbedienza fedele a quel mistero racchiuso nel suo “cognome” religioso: il mistero della Croce. Il triduo pasquale di Gesù è, per lui e per noi, la via da seguire: non rifiutare la croce, entrare nella morte, uscirne da risorti.
Dopo la celebrazione il vescovo, insieme al priore del convento di Mantova p. Giorgio Petrucci, ha salutato a lungo i numerosi fedeli presenti in chiesa. È seguita un’ottima cena, offerta dalla comunità di Mantova con notevole spirito di accoglienza. Prima di sedersi a tavola, il priore ha ricordato l’insegnamento del santo, con quella sua celebre frase che si incide nel cuore di chi la ascolta come un dono carismatico da cui lasciarsi interrogare ogni giorno: «dove non c’è amore, metti amore e troverai amore».
Al termine, p. Aldino, già collega di mons. Marco nell’insegnamento della teologia, gli ha fatto omaggio di una recente pubblicazione delle Edizioni OCD, il Dizionario di Santa Teresa curato da p. Tomás Álvarez. Mons. Marco, ringraziando per l’accoglienza e la compagnia, ha assicurato che l’opera gli sarà utile per preparare le prossime omelie su Santa Teresa: appuntamento dunque, a Dio piacendo, al 15 ottobre?