di Teodolinda Levi ocds
Due sono stati i momenti forti vissuti dai membri dell’OCDS nel Convegno Provinciale svoltosi a S. Fidenzio il 20- 21 ottobre scorsi:
- L’incontro con Padre Ermes Ronchi osm: “Sognate anche voi una Chiesa così”
- La riflessione del nostro Padre Provinciale, Padre Aldino Cazzago ocd: “La santità, misura alta della vita cristiana”
Pur con stile ed impostazione diversi, i due interventi hanno rivelato una profonda e sostanziale continuità nell’offrirci una visione della Chiesa e della persona umana che prima di essere il prodotto dei nostri sforzi individuali è opera dell’amore creatore e santificante di Dio.
Una Chiesa aperta, scalza, piegata come buon samaritano sulle ferite umane, peregrina per le strade di quella Galilea che ha perso la localizzazione geografica per estendersi al mondo intero, là dove l’uomo soffre nel corpo e nello spirito, una Chiesa proiettata verso le periferie alla ricerca delle 99 pecorelle smarrite, una Chiesa ospedale da campo.
Una chiesa capace di ascolto empatico con vicini e lontani, con credenti e miscredenti, con “le finestre spalancate ai venti della storia” che portano le nuove divinità pagane del consumismo, del piacere, del denaro, non meno pericolose di quelle antiche.
Una Chiesa senza maschere e pregiudizi che sappia offrire il pane buono della misericordia e dell’abbraccio materno, una Chiesa dal volto gioioso: «Possa il mondo del nostro tempo – che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo» (Gaudete et exsultate 14).
Questa in sintesi la bella immagine di Chiesa che Padre Ermes, da abile poeta qual è, ci ha dipinto con i colori della gioia, della fiducia, della speranza, della libertà.
Padre Aldino ci ha riportato là dove tutto ha inizio, dove l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio e costituito fin dall’eternità nella sua amicizia; in quel momento è iniziata la nostra storia di santità come partecipazione alla vita divina: da sempre siamo santi nella mente di Dio! Una santità presto perduta a causa del peccato, ma recuperata in virtù della passione, morte e resurrezione di Cristo.
Il Battesimo ci inserisce nella vita trinitaria e ci ridona la speranza di un cammino di santità che ognuno di noi può percorrere sostenuto dalla Parola di Dio, dai Sacramenti, dalla testimonianza dei Santi e dalla grazia di Dio che coopera alla nostra santificazione.
La santità è la pienezza della vita cristiana perché ci permette di realizzare il progetto di felicità che Dio, creandoci, ha pensato per ciascuno di noi. In un omelia Paolo VI disse che la santità è “un dramma di amore, fra Dio e l’anima umana; un dramma in cui il vero protagonista è Dio stesso, operante e cooperante; nessuna storia è più interessante, più ricca, più profonda, più sorprendente di questo dramma…” (Omelia 22/06/1969).
Se il protagonista principale è Dio, a noi compete l’impegno di rispondere a questa vocazione cristiana “che è una chiamata dell’Amore all’Amore; e la risposta, quella giusta, si chiama santità” (Paolo VI, Angelus 1/11/1969).
Il nostro Padre Provinciale ha concluso con una citazione tratta dalla Gaudete et exsultate (n.19): “Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, perché «questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3)
Da questa breve sintesi, che non esaurisce di certo la ricchezza dei due interventi, vogliamo trarre un motivo di riflessione:
Come pietre vive della Chiesa di Cristo dobbiamo sentirci responsabili nel realizzare il sogno di Dio, consapevoli che nella misura in cui ciascuno di noi si impegna di vivere “la misura alta della vita cristiana” contribuisce alla santità della Chiesa.