a cura delle Carmelitane Scalze di Cividino
La ricreazione, che potrebbe solo sembrare un momento di svago e di sosta dalla fatica quotidiana, è in realtà una miniera da cui estrarre ricchezze incalcolabili per il proprio cammino personale e per quello comunitario. Che essa sia parte viva e integrante della nostra vita di preghiera, lo si può intuire anche solo dal fatto che sono prescritte due ore di ricreazione al giorno, come due sono le ore di orazione. "Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4,20): per questo la ricreazione (e tutta la vita comunitaria in generale) diventa prova del reale rapporto d'amore con il Signore che ogni sorella vive nel segreto della propria anima.
Come infatti la S. Madre Teresa intende l'orazione, "un cuore a cuore con Colui dal quale sentiamo e sappiamo di essere amate", così vuole che la ricreazione sia vissuta dalle sue figlie con questo stesso rapporto di amicizia semplice e vero, in uno stile familiare, trovandosi tutte insieme in una stanza comune e interrompendo così il silenzio prescritto dalla Regola. La sua materna sapienza ha saputo così donare alla nostra giornata un equilibrio armonico tra vita eremitica e di incontro fraterno e gioviale.
Vivere la ricreazione secondo il cuore della S. Madre è vivere quell'Amore incontrato e ricevuto nell'orazione, quella gioia dello stare insieme e del crescere in una comunione di cuori sempre più piena e profonda (quell'unità per cui Gesù ha pregato il Padre prima della sua passione). E' certamente dono di Dio, ma esige un serio lavoro su di sé e un vero cammino di ricerca del Suo Volto. Questa "palestra di virtù" richiede distacco da se stessi, per dimenticare le proprie voglie, pensieri o fatiche, e donarsi alle sorelle partecipando alle loro gioie e preoccupazioni; umiltà nell'accettare la diversità e il confronto e non imporre il proprio modo di vedere e di pensare; apertura di cuore, per evitare "amicizie particolari" e costruire con tutte le sorelle una piena comunione; generosità nel mettere la propria gioia a servizio della comunità, contribuendo a creare un clima sereno in cui ognuna possa condividere pensieri, esperienze, notizie delle proprie famiglie, incontri avuti in parlatorio, intenzioni di preghiera, anniversari per cui festeggiare ecc.
Ma, se tanto è quel che ci è chiesto, molto maggiore è la grazia che ci viene donata: il cuore si libera dai ripiegamenti su di sé e impara ad amare nella concretezza della vita; ciascuna, nei volti delle sorelle, riconosce il Volto dell'Amato e, a sua volta, sperimenta la bellezza e la verità delle parole di S. Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" e in me prega e opera, perché tutte possiamo essere Uno.