dal Teresianum
Nel centenario della morte di Santa Teresa de Los Andes, P. Ciro García offre un breve saggio per illustrare la figura di questa giovane santa carmelitana, morta ad appena 20 anni, «un periodo di vita sorprendentemente breve ma intenso». La figura che P. Ciro García ci presenta emerge prevalentemente dagli scritti della Santa, ovvero il Diario e le 164 Lettere da lei inviate a vari corrispondenti, familiari, amici e confessori.
Nata con il nome di Juana Fernández Solar il 13 luglio 1900, a Santiago del Cile, con l’approvazione dei genitori, entrò tra le Carmelitane Scalze della cittadina di Los Andes (Cile) il giorno 7 maggio 1919, prendendo il nome di Teresa di Gesù. Indossò l’abito religioso il 14 ottobre successivo e iniziò il noviziato.
Il venerdì santo del 2 aprile 1920 si ammalò di tifo. Il giorno 5 ricevette gli ultimi sacramenti e il 6 emise la professione religiosa in articulo mortis. Spirò santamente il 12 aprile 1920, dopo aver trascorso al Carmelo, come postulante e come novizia, soltanto undici mesi. Canonizzata da Giovanni Paolo II il 21 marzo 1993, è proposta come modello per i giovani della Chiesa d’oggi.
Secondo P. Ciro García, quelli di Santa Teresa de Los Andes «sono scritti autobiografici, si distinguono per la freschezza della sua esperienza religiosa e per la straordinaria vivacità delle sue storie. Juanita è molto attenta e un’eccellente narratrice, che descrive in colori vivaci gli eventi nel suo ambiente. Come tutte le persone che portano una ricca esperienza, Teresa de los Andes sente il bisogno di condividerla, di comunicarla, come lei stessa confesserà nelle sue lettere. Ha bisogno di qualcuno con cui confidarsi, con cui espandere e condividere le sue preoccupazioni, le sue paure, i suoi sogni, i suoi progetti e le sue speranze. Questa forza espansiva crea una rete di comunicazioni, ampia corrispondenza – innumerevoli lettere di straordinaria bellezza letteraria per la loro stessa spontaneità, ma soprattutto per la ricchezza della loro esperienza e il loro valore testimoniale, che soggiogano i loro lettori».
Le Lettere alla famiglia e le Lettere al Carmelo, come le lettere ad amici o confessori, sebbene riflettano sentimenti e situazioni diverse, con le loro sfumature particolari, hanno lo stesso punto di convergenza: manifestare l’amore di Dio, che si rivela nella sua ricerca, come fonte di gioia e speranza gioiosa. L'insieme degli scritti della Santa ci permettono di ricostruire il percorso del suo viaggio spirituale, come la luce che brilla dalla cima della montagna nell’oscurità della notte. È la luce della speranza che non delude (Rm 5, 5).
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