di P. Ermanno Barucco ocd
TERZA PARTE: L'ISPIRAZIONE BIBLICA (continua)
Nella prima e nella seconda parte abbiamo presentato rispettivamente un’introduzione storica della Salve Regina e un’analisi dello stile poetico che la rende unica e profonda tanto da conquistare i cuori dei fedeli cristiani. Ma per comprendere perché questa preghiera è stata fatta oggetto di predilezione nel Carmelo dobbiamo pure fare un percorso nell’ispirazione biblica che la caratterizza.
3. L'ispirazione biblica
3.1 La tipologia di Maria, la nuova Eva
Mentre l’antica Ave Maria – corrispondente alla prima parte di quella attuale – era formata “solo” da due citazioni bibliche (cf. Lc 1,28.42 Vulg.), la Salve Regina richiama indirettamente due riferimenti biblici, giocati sulla tipologia patristica Eva – Maria, nuova Eva, che però determinano tutto il clima poetico della preghiera. Da una parte c’è la sciagurata situazione dei “figli di Eva” in conseguenza del peccato dei primi progenitori, dall’altra c’è il riscatto operato dalla misericordia divina grazie a Maria, Avvocata nostra, Regina di misericordia. Possiamo capire il clima spirituale in cui è nata la Salve Regina attraverso le parole dell’abate cistercense Guerrico d’Igny (1070c.-1157): «L’antica Eva, più matrigna che madre, perché diede ai figli la morte prima ancora di generarli, fu sì chiamata “la madre di tutti i viventi” (Gen 3, 20), ma in verità si potrebbe chiamare piuttosto assassina dei viventi, perché il suo generare non fu altro che ingenerare morte. Essa dunque non poté realizzare quanto il suo nome significava. Invece Maria diede piena attuazione a quel mistero di cui è espressione. È infatti madre di tutti coloro che rinascono alla vita, proprio come la Chiesa di cui è modello. È madre di quella vita di cui tutti vivono. Generando la Vita, ha come rigenerato tutti coloro che di questa vita dovevano vivere» (Disc. 1 nell’Assunzione della b. Vergine Maria). Non stupisce allora che la Regina di misericordia sia chiamata “vita, dolcezza, speranza nostra”.
3.2 La dialettica tra Genesi 3 e Luca 1
La Salve Regina presenta gli oranti afflitti dalle conseguenze infauste del peccato di Gen 3,16-19.23-24, cacciati dal paradiso in esilio e allontanati dall’albero della vita, ma lo fa senza dimenticare l’annuncio pieno di speranza di Gen 3,15.20 che si è compiuto con l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria in Lc 1,26-38. Questo permette di rivolgersi a Maria come la Nuova Eva che ci ha portato il frutto benedetto del ventre suo (cf. Lc 1,42), il frutto dell’albero della vita di nuovo accessibile, il quale ha cambiato la maledizione, conseguenza del peccato, in nuova benedizione. In sottofondo, nelle figura di Maria nuova Eva, si delinea anche il mistero dell’Immacolata concezione, di colei che è stata preservata dal peccato originale per la grazia della redenzione compiuta da suo figlio, il “frutto benedetto”.
Naturalmente sono proprio questi due capitoli biblici (Gen 3 e Lc 1) letti tipologicamente dai Padri della Chiesa a fornire la struttura teologica della Salve Regina. Proviamo a osservarli più da vicino e a reperirli nella Salve Regina:
- exsules filii Hevae: dopo la cacciata dal paradiso terrestre (cf. Gen 3,23-24), dopo l’esilio inflitto a coloro che sono stati infedeli al comandamento di Dio che aveva concluso l’Alleanza
- gementes et flentes: il dolore del parto e la fatica del lavoro (cf. Gen 3,16.17)
- in hac lacrimarum valle: l’espressione è presa dal Salmo 84,7, ma dice bene la situazione “dopo il peccato”. Le conseguenze del peccato di Adamo ed Eva sono espresse biblicamente dalla Salve Regina come esilio, gemiti, pianti e lacrime, probabilmente intendendo anche le lacrime davanti alla morte delle persone care, morte che è un’altra conseguenza del peccato originale (cf. Gen 3,3.19)
- post hoc exilium: il riferimento è a Dio che rinnova l’Alleanza poiché egli è già e sempre pronto ad offrire il riscatto e la redenzione appena dopo il peccato (cf. Gen 3,15), offrendo ai figli di Adamo (cf. Sal 62,10; Sir 40,1) e di Eva, madre di tutti i viventi (cf. Gen 3,20), la situazione nuova del “dopo il perdono”, “nella misericordia”. Ciò avviene grazie a Gesù, figlio della nuova Eva, Maria, che è il benedictum fructum ventris tui (cf. Lc 1,42). Alla maledizione (cf. Gen 3,14.17) è succeduta la benedizione all’annuncio dell’angelo a Maria: Ave mutans Evae nomen (Inno Ave maris stella). E grazie al suo “sì” Maria è diventata “Advocata nostra” (cf. Gen 3,15) e “Regina misericordiae”, che ci difende dalla condanna subita con il peccato originale e ci protegge con il suo manto misericordioso.
L’apice della preghiera si raggiunge con “Eia ergo” che esprime l’urgenza del riscatto, oltre il Salve che voleva ricordare alla “Dolce Signora” la sua misericordia. Ma “Eia ergo” esprime anche la fiducia di un intervento materno che proprio perché è divino e non umano, avverrà certamente, senza alcun dubbio, nonostante la situazione terribile, ma non disperata (spes nostra), in cui ci si trova. Questa supplica accorata e fiduciosa si esprime nuovamente nel “Et Iesum”: guardando a lui, mentre Maria ce lo mostra, siamo certi di essere salvati.
3.3 Maria "cambia la sorte" dei Carmelitani: il mistero dell'Annunciazione
I Carmelitani erano poi certi che, grazie a Maria e al Figlio suo, il loro stesso Ordine si sarebbe salvato, “minacciato” com’era, lungo tutto il XIII secolo, dalla soppressione ad opera dell’autorità della Chiesa (Concili e Papi). Invocando Maria perché “cambi la loro sorte”, i suoi “fratelli” del Monte Carmelo ripensano a lei che all’Annunciazione “cambiò le sorti di Eva”: il mistero dell’Annunciazione fu uno dei prediletti dai Carmelitani appena sbarcati in Europa, vista pure la vicinanza del Monte Carmelo con Nazareth. Inoltre i Carmelitani furono anche tra i grandi difensori e messaggeri del titolo mariano di Immacolata concezione, quando ancora si discuteva della sua opportunità.
Progressivamente, dalla prima alla terza parte di questa nostra riflessione, abbiamo intuito rispettivamente alcune corrispondenze storiche, poetiche e bibliche tra la Salve Regina e la spiritualità (e le vicende) dei primi Carmelitani. Nella quarta ed ultima parte mostreremo queste consonanze all’opera in una possibile interpretazione carmelitana della Salve Regina.
(continua)
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