In occasione dell'odierna festa di S. Teresa Benedetta della Croce, monaca carmelitana patrona d'Europa, pubblichiamo un prezioso contributo di don Cesare Mariano, biblista e docente universitario, che ripercorre, nella riflessione filosofico-teologica di Edith Stein, la delineazione e la valutazione dello specifico femminile: argomento ancora poco conosciuto e quanto mai utile nel presente dibattito ecclesiale sul ruolo della donna nella Chiesa e nella società.
1. Genesi
«Dio ha creato l'uomo come maschio e come femmina ed entrambi a sua immagine. Solo il dispiegamento puro della specificità maschile e della specificità femminile ha come esito la più perfetta somiglianza possibile con Dio e la massima compenetrazione possibile di tutta la vita terrena con la vita divina» (Ethos delle professioni femminili).
Sullo sfondo della riflessone di Edith Stein sulla donna, appare in maniera costante un testo della rivelazione biblica: il primo racconto della Creazione che troviamo nel c. 1 del libro della Genesi.
Nei primi due capitoli del libro della Genesi si trovano due racconti di Creazione, il primo - di epoca esilica - attribuito alla redazione detta sacerdotale (P), il secondo - più antico - alla tradizione detta yahvista (J). In entrambi i racconti, la Creazione dell'uomo occupa un posto centrale ma, mentre il secondo è semplicemente un'antropogonia, un racconto della generazione dell'uomo, il primo colloca la creazione dell'uomo nel contesto più ampio della chiamata all'esistenza di tutte le cose (cosmologia antropocentrica). Seguendo lo schema della settimana (primo giorno, secondo giorno, etc.), si afferma che tutto è venuto all'esistenza per mezzo della Parola sovrana di Dio e secondo un ordine di dignità crescente delle creature. Il vertice verso cui tutto tende è lo shabbat (anche se non viene usata questa parola, perché comparirà per la prima volta nella rivelazione sul Sinai), il riposo del settimo giorno:
Nel giorno sesto la creazione dell'uomo e della donna è descritta in questi termini:
26 Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27 E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». ...
31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
La costruzione sintattica presente in 1,27 suggerisce l'idea che l'immagine di Dio risplenda nell'unione complementare delle due modalità sessuali del maschile e del femminile: «E Dio creò l'uomo (אֶת־הָֽאָדָם) a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina (זָכָ֥ר וּנְקֵבָ֖ה) li creò».
Questo fatto - lo dico per inciso - è di fondamentale rilievo non solo per quanto riguarda la generazione fisica (dove è evidente che c'è bisogno del concorso dell'uomo e della donna) ma è decisivo anche per quanto riguarda la generazione spirituale, e cioè l'educazione (che è un elemento essenziale nella cura di sé e del creato che Dio ha affidato all'uomo). Ciascun uomo, maschio o femmina che sia, ha bisogno di entrambe le serie di caratteri sessuali psichici secondari, quelli propri della virilità (la tenacia puntuale, l'essenzialità, la progettualità, l'iniziativa) e quelli propri della femminilità (la cura dei particolari, la dolcezza, la tenerezza, la gradualità paziente). Infatti, è nell'armonica compresenza di entrambi che risplende l'imago Dei.
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