di P. Antonio Maria Sicari ocd
Sono qui descritti, in maniera appena accennata – si tratta, appunto, di tracce – i passi di un cammino d’amore che vogliamo intraprendere. Sono le premesse necessarie per poter contemplare il Volto e pronunciare il Nome di Colui che ci è “assolutamente necessario”: Gesù Cristo. Siamo d’accordo con Madeleine Delbrêl, una grande Mistica dei nostri tempi, che scriveva ai suoi amici:
«È inaudito sapere Dio così vicino a noi, è stupefacente saper il suo Amore talmente possibile in noi e su di noi, e non aprirgli questa porta unica e semplice del nostro cuore».
Una strada da percorrere assieme
Uno dei compiti più belli che la vita ci affida è quello di custodirci reciprocamente. Lo sappiamo già, anche solo pensando alla maniera “sacra” con cui siamo stati plasmati: dal di dentro di una persona umana (che per noi resterà sempre “unica”: la nostra mamma) e dal di dentro di una famiglia che ci protegge nel tempo della crescita. Ma dovremmo anche saperlo da tutti gli incontri buoni e fecondi che facciamo nella vita (con gli altri familiari, con insegnanti e educatori, con gli amici). È un fenomeno umano universale che potremmo chiamare “generosità” perché la parola stessa evoca alla nostra mente tutte le persone buone, incontrando le quali ci sentiamo “ri-generati”.
In certi momenti ci basta anche solo uno sguardo vero: «Tu lo sai bene: / non ti riesce qualcosa, sei stanco, / non ce la fai più. E d’un tratto / incontri tra la folla lo sguardo di qualcuno / - uno sguardo umano - / ed è come se ti fossi accostato / ad un divino nascosto. / E tutto diventa improvvisamente / più semplice» (A. Tarkovskij, dal film “Andrej Rublëv”).
Un solo sguardo! Come non pensare alla fortuna di poter ricevere non solo una fuggevole occhiata, ma la compagnia buona di persone che ci guardano sempre con tenerezza e preoccupazione? Possiamo allora usare il termine “compagnia” (da: “cum-panis”: partecipe dello stesso pane) e pensare a tutte le persone generose con le quali “mangiamo assieme, abitualmente, il pane buono dell’esistenza”.
Ma c’è una compagnia particolarmente decisiva che il Signore vuole donarci: quella di persone che ci aiutino a “custodire” i significati della vita: la preziosità del nostro esistere come persone uniche e irripetibili; la preziosità del nostro essere eternamente amati; la preziosità del disegno che Dio ha su ciascuno di noi. Niente è più prezioso della compagnia di chi ci rivela e ci fa gustare l’amicizia di Cristo: di Colui dal Quale e per il Quale siamo stati creati e redenti: la compagnia di Uno che è “più intimo a me di me stesso”.
Egli non vuole perdere nessuno di noi. Vuole che nessuno si senta mai né “perdente” né “perduto”, ma che ognuno sappia sempre – perfino nei momenti di difficoltà o di sofferenza – di essere incamminato alla felicità. Solo la compagnia che realizziamo nel Suo Nome può custodire in ciascuno questa certezza. E la strada per percorrere un tale cammino è quella di rispondere alle esigenze del nostro cuore.
Le esigenze del cuore
Certi antichi scrittori cristiani dicevano: «O uomo, il tuo cuore è piccolo, ma nemmeno il mare potrebbe riempirlo!». E S. Agostino, a partire dalla sua stessa ricerca, confessava: «Inquieto è il cuore dell’uomo, finché non riposa in Te, o Dio!». La natura del cuore resta identica nel bambino come nel giovane, nell’adulto come nel vecchio; si fa sentire sia quando la vita è tutta davanti a noi, sia quando è quasi tutta trascorsa, sempre con gli stessi battiti e le stesse esigenze. L’irrequietezza – così naturale nei ragazzi – ne è un segno.
Un cuore fatto per la totalità: per la bontà, per la verità, per la bellezza, per l’unità, per l’amore: per la felicità. E tutto questo al massimo grado, senza mai potersi accontentare del meno, senza mai potersi acquietare in beni parziali. Ci sono circostanze in cui il nostro cuore prova “brividi di totalità”. A volte li esperimentiamo a causa della bellezza che si spalanca davanti ai nostri occhi (e può bastare anche la struggente bellezza di certi panorami, o di certi motivi musicali, o di certe opere d’arte). A volte, invece, il cuore freme perché percepiamo (o ci sembra di percepire) i passi dell’Amore che ci viene incontro con promesse infinite: quell’amore che ha il nome di una persona e che sembra condurre con sé, in dono, l’intera realtà. Altre volte, invece, proviamo “brividi di totalità” quando il cuore grida per un desiderio di giustizia, di verità, di bontà…
Tra il cuore che sperimenta questi brividi e Dio c’è solo un passo, o meglio “un salto di passione” che accade nell’istante stesso in cui veniamo afferrati da questa evidenza: “il cuore dell’uomo non potrà mai saziarsi con meno di Dio!” (san Giovanni della Croce).
«S’è addormentato il mio cuore? (…). / No. Il mio cuore non dorme. / È sveglio, sveglio. / Non dorme né sogna, guarda, / gli occhi chiari aperti, / segnali lontani e ascolta / alla riva del grande silenzio» (A. Machado, Soledades, XL.).
Prossimamente pubblicheremo le prossime "tappe" di queste Tracce per un cammino. Resta aggiornato seguendo i nostri tweet o la nostra pagina facebook!