di P. Ermanno Barucco ocd
Tra le statue realizzate da padre Marie-Bernard su santa Teresa di Gesù Bambino, alcune vogliono diffondere un aspetto della sua esperienza spirituale o della sua dottrina, altre rappresentano un momento particolare della sua vita ma sempre con l’intenzione di comunicare un messaggio. Tra queste ultime troviamo il gruppo scultoreo di “Teresa e il padre seduti su una panchina” che fu collocato nel giardino della loro casa dei Buissonnets nel 1931, proprio là dove l’episodio ebbe luogo il 29 maggio del 1887, giorno di Pentecoste. In realtà il padre Marie-Bernard realizzò solo un modellino mentre lo scultore vero e proprio fu Lucien Alliot.
Teresa stessa descrive la scena in “Storia di un’anima” come uno degli eventi fondamentali della sua vita. La ragazza di quattordici anni e mezzo prega e poi si avvicina al papà seduto in giardino: «Senza dire una sola parola andai a sedermi accanto a lui, gli occhi già bagnati di lacrime; egli mi guardò con tenerezza, mi prese la testa e l’appoggiò sul suo cuore dicendomi: “Che hai reginetta mia?... confidamelo...”. […] Tra le lacrime gli confidai il mio desiderio di entrare al Carmelo: allora le sue lacrime vennero a mescolarsi alle mie, ma non disse una parola per distogliermi dalla mia vocazione, si accontentò semplicemente di farmi notare che ero ancora molto giovane per prendere una decisione tanto grave. Ma io difesi così bene la mia causa, che, con la sua natura semplice e retta, egli fu subito convinto che il mio desiderio era quello di Dio stesso e nella sua fede profonda esclamò che il Buon Dio gli faceva un grande onore a domandargli così le sue figlie. […] il mio cuore sollevato dalla bontà con la quale il mio incomparabile Padre aveva accolto le sue confidenze, si riversava dolcemente nel suo» (Ms A, 50r°-v°).
Il gruppo scultoreo mostra bene l’adattamento alla scena: Teresa seduta accanto al papà ha le mani con le dita intrecciate che implorano di poter entrare al Carmelo e mentre lei fissa il volto del padre, lui sta guardando in alto verso il cielo con le mani giunte in preghiera come a riconoscere il disegno di Dio e ringraziarlo. Accanto al Santuario di santa Teresa del Bambino Gesù a Verona-Tombetta, in via Molinara sull’angolo con via Manara, nell’aprile del 1939 è stato inaugurato un giardinetto in cui è stato collocato questo gruppo scultoreo, leggermente modificato. Infatti gli scultori, a noi ignoti, si ispirarono al modello francese ma scelsero di far incontrare gli sguardi di Teresa e del padre, il quale inoltre con la mano destra sembra fare un segno per acconsentire alla domanda della figlia. Testa e mani di Luigi Martin nella scultura di Verona esprimono quindi più il rapporto con la figlia che con Dio Padre celeste come a Lisieux. Un’altra statua secondo il modello “veronese” si trova nel giardino dei padri Carmelitani Scalzi di Munster nello stato dell’Indiana (Stati Uniti). Il giardinetto dei Buissonnets a Verona è stato realizzato grazie al dono della famiglia Turco che rinunciò ad una parte del giardino di casa per dare visibilità anche a questa scena della vita di santa Teresa a coloro che passano per la strada accanto al Santuario.
La scena del giardino, nella quale Teresa chiede al papà di entrare al Carmelo, sarebbe ancora più bella se si riferisse anche al seguito di quanto Teresa racconta parlando addirittura di «un ricordo troppo profumato»: «Ciò di cui mi ricordo perfettamente fu il gesto simbolico che il mio diletto Re compì senza saperlo. Avvicinandosi ad un muro non molto alto, mi mostrò dei fiorellini bianchi simili a dei gigli in miniatura e prendendo uno di quei fiori, me lo diede, spiegandomi con quanta cura il Buon Dio l’aveva fatto nascere e l’aveva conservato fino a quel giorno. Sentendolo parlare, credevo di ascoltare la mia storia tanta era la somiglianza tra quello che Gesù aveva fatto per il piccolo fiore e la piccola Teresa... Ricevetti quel fiorellino come una reliquia e vidi che nel coglierlo il Papà aveva tolto tutte le sue radici senza spezzarle: sembrava destinato a vivere ancora in un’altra terra più fertile del muschio tenero nel quale erano trascorsi i suoi primi giorni... Era proprio questo stesso atto che il Papà aveva fatto per me alcuni istanti prima, permettendomi di salire la montagna del Carmelo e di lasciare la dolce valle, testimone dei miei primi passi nella vita» (Ms A, 50v°).
Sarebbe bello vedere la statua che “fissa” il momento in cui Teresa riceve dal papà quel piccolo fiore con il quale lei si identificherà più volte nel raccontare la sua vita, tanto che lei aveva scelto come titolo proprio «Storia primaverile di un Fiorellino bianco scritta da lui stesso…», esplicitando poi che si riferiva alla «storia della mia anima» (Ms A, 2r°) e per questo il libro fu pubblicato col titolo “Storia di un’anima”.
Nel Santuario di santa Teresa di Gesù Bambino a Verona il riferimento al piccolo fiore è debolissimo e quasi assente. Infatti sono poco visibili le due riproduzioni degli stemmi che Teresa ha lei stessa realizzato valorizzando il fiore bianco (una sull’urna della santa, l’altra nella volta della prima cappella a sinistra entrando in chiesa), mentre dobbiamo riconoscere che il piccolo fiore fa bella mostra di sé in uno dei quadri dipinti negli anni ’80 del XX secolo da Alberto Tosi nella serie sulla vita di Teresa nel corridoio a fianco della Basilica. Qui si può veramente contemplare, in due “fotogrammi” dipinti, l’interezza della scena in cui Teresa chiede al padre di entrare al Carmelo, e il piccolo fiore bianco ha lo spazio che si merita.
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