di P. Ermanno Barucco ocd
Durante gli anni 1919 e 1920, il padre Marie-Bernard lavora alla statua di Teresa che “spira d’amore” (preferiamo chiamarla così piuttosto che “distesa nell’urna”). In effetti, a letto malata da mesi, Teresa spira pronunciando le parole «Mio Dio, io vi amo» . La sorella Celina scattò una fotografia appena dopo la morte di Teresa. Questa foto fu il modello per alcuni disegni fatti da Celina stessa in vista di stamparli su delle immaginette.
Uno in particolare rappresenta l’intera salma della Santa che con la mano sinistra stringe al petto il crocifisso e con la destra tiene un fiore.
Sicuramente al nostro scultore è stata commissionata dalle Carmelitane la statua di questa immagine. L’opera sarà posta in un’urna di bronzo e vetro, collocata a sua volta in una nuova cappella della chiesa del monastero di Lisieux costruita appositamente in vista della beatificazione di Teresa.
Padre Marie-Bernard decide però di realizzare soltanto il volto, le mani e i piedi, perché il resto del corpo è semplicemente una struttura leggera in legno e ferro ricoperta dall’abito in stoffa da monaca carmelitana. Aveva infatti consigliato alle monache di Lisieux sia di non fare tutta la statua in marmo (troppo pesante per rivestirla poi con l’abito carmelitano) sia di realizzare in cera le sole parti visibili, piuttosto che in avorio o in marmo dipinto. Ma alla fine pur seguendo il suo modello è stato un altro scultore, M. Alliot, a scolpire il volto, le mani e i piedi in marmo, poi dipinto.
La soluzione di fare in materiale leggero il resto dell’opera permette inoltre di “nascondere”, all’interno dell’abito, alcune reliquie del corpo della Santa, in particolare le costole. Con l’aggiunta di un crocifisso nella mano sinistra e un grande fiore bianco nella mano destra, tutto sarà pronto all’inizio del 1921, ma sarà collocato nell’urna solo un mese prima della beatificazione, avvenuta nel marzo del 1923 in Piazza san Pietro ad opera di papa Pio IX.
È proprio nel 1923 che anche a Verona-Tombetta i Carmelitani scalzi dispongono per la nuova beata la prima cappella a sinistra appena entrati all’interno della chiesa della Santa famiglia (primo titolo di quello che fu chiamato poi Santuario di santa Teresa del Bambino Gesù di Verona). Sotto un nuovo altare di marmo bianco e ben decorato (l’attuale altare della cappella del Bambin Gesù di Praga spostato alla fine degli anni ’60), si colloca una copia dell’idea artistica di padre Marie-Bernard, Teresa che “spira d’amore”. Ma per Tombetta si realizza l’intera statua, e non solo le parti visibili non coperte dall’abito carmelitano, e “in cera”, cioè nel materiale suggerito originariamente dall’artista.
Quando nel 1941 fu costruita e decorata la grande cappella della Santa nel Santuario di Verona, la seconda a destra, la statua di Teresa che “spira d’amore” fu spostata in un’urna di bronzo e vetro proprio come a Lisieux, aggiungendovi col tempo diverse e insigni reliquie della Santa. Inoltre in alto sul soffitto, è stata scritta l’invocazione da essa pronunciata spirando: «Mio Dio io vi amo». In effetti la statua di Tombetta rappresenta il momento in cui Teresa ancora viva sta spirando, ha infatti gli occhi ancora semi aperti, e non quando è appena morta come la statua a Lisieux, nella quale gli occhi sono chiusi. Inoltre ci sono altre differenze: la mano destra non poggia sul petto, ma sul ventre, tenendo non il crocifisso, che è comunque lì vicino, ma una grande rosa d’argento, e anche nella mano sinistra ci sono diverse piccole rose d’argento e non un grande fiore bianco come a Lisieux (oggi sostituito da un grande fiore e piccole rose in oro); sulla testa non c’è una corona di grandi fiori bianchi, ma un cerchietto di piccole rose rosse con le foglie verdi; e il volto è meno rivolto verso gli spettatori come se lo sguardo guardasse più verso l’alto, verso colui che sta venendo a prenderla per farla “entrare nella vita”, nell’amore di Dio Trinità. Le piccole varianti del modello del Santuario di Verona vorrebbero probabilmente riprendere ciò che Suor Agnese di Gesù descrive a riguardo degli ultimi istanti di vita di sua sorella Teresa: «“Mio Dio… io vi amo”. Improvvisamente, dopo aver pronunciato queste parole, cadde paino all’indietro, la testa reclinata a destra. Le sorelle furono testimoni dell’estasi della piccola santa morente. Il suo viso aveva ripreso il colore del giglio che aveva in piena salute, i suoi occhi erano fissi in alto e brillavano di pace e di gioia. Ella faceva certi bei movimenti con il capo, come se Qualcuno l’avesse ferita con una freccia d’amore. Questa estasi durò circa lo spazio di un Credo, ed ella rese l’ultimo respiro». Mentre la statua di Lisieux è la rappresentazione del seguito: «Dopo la morte, conservò un celeste sorriso. Era di un’incantevole bellezza. Ella non dimostrava più di dodici o tredici anni».
Per quanto riguarda le reliquie, sul petto della statua della Santa a Tombetta c’è un medaglione con un pezzo di osso della vertebra, e il velo nero sulla testa è proprio uno di quelli che ha utilizzato Teresa, dono della sorella Paolina (suor Agnese di Gesù) al Santuario nel 1938. La piccola croce vicina alla mano destra, recentemente donata al Santuario, è stata anch’essa tra le mani di Teresa.
Per leggere gli altri articoli della serie Gli artisti di Teresina clicca qui.