teresinaRiportiamo (della nostra rivista dedicata a S. Teresa di Gesù Bambino) alcuni stralci da “La Scienza dell’Amore”, un’opera che raccoglie pensieri e riflessioni sulla vita e la dottrina di Santa Teresina compilata da John Wu Ching Hsiung (1899-1986), giurista, poeta, scrittore e diplomatico cinese convertito al cattolicesimo dopo aver conosciuto la santa di Lisieux. Nel suo scritto - pubblicato per la prima volta in inglese nel 1940 a Hong Kong e successivamente in cinese nel 1974 a Taipei - l’autore, uno dei giuristi più brillanti della Cina moderna (fu il principale estensore della Costituzione dalla Repubblica cinese, prima del maoismo) e primo cattolico nominato ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede, definisce Teresa “tanto complessa quanto semplice”, “delicatamente audace e audacemente delicata”, “fluida come l’acqua ma ardente come il fuoco”. E nella prefazione alla prima edizione in lingua inglese scrisse, rivolgendosi innanzitutto a Maria: “O Madre, aiutami a dipingere un bel ritratto della tua amata figlia Teresa, che è anche la mia cara sorella spirituale!”. Poi aggiunge: “Perciò, gentile lettore, se questo scritto vi piace, tutto il merito va dato a Lei; se non vi piace invece la colpa è mia; ma se vi piace, eppure non vi induce ad amare Santa Teresa e il suo Divino Amante come faccio io, la colpa sarà vostra”.

I testi che seguono sono tratti da: John Wu Ching Hsiung, La Scienza dell’Amore, Pontificio Istituto Missioni Estere, Milano, II edizione, 1947. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza on-line di questo testo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. 

john-wu[Teresa] era così completamente satura di Spirito Santo che qualsiasi cosa diveniva per essa una parabola della Verità e un simbolo dell’Amore […] Solo quando uno è completamente unito a Dio, può raggiungere il distacco completo dal mondo e da se stesso. La piccola Teresa, la cui grande passione era l’amor di Dio, poteva ben disprezzare tutte le altre cose. Tutte le sue virtù sono come ruscelli che sgorgano da una Sorgente sempre viva. Anima felice che poteva esclamare: “Il mio cuore è pieno della volontà di Gesù in maniera che, versandovi sopra qualche cosa, ciò non penetra fino al fondo, è un nulla che scorre via facilmente come olio sulla superficie dell’acqua limpida”.

[…] Quanto più io studio il carattere di Teresa, tanto più essa mi affascina e tanto più io adoro l’Artista Supremo delle anime: Gesù. Che fanciulla straordinaria doveva essere quando a soli 15 anni poteva scrivere parole come queste: “L’amore può tutto; le imprese più impossibili gli sembrano facili e dolci. Nostro Signore non considera tanto la grandezza delle nostre azioni e nemmeno la loro difficoltà, ma piuttosto l’amore con cui le facciamo. Di che cosa dunque dobbiamo temere?”. Ciò mi ricorda un proverbio cinese: “Purchè marito e moglie si amino l’un l’altro, che importa loro anche se debbano mendicare assieme?”. Per il suo Sposo Divino essa era pronta a sopportare qualsiasi genere di martirio e a considerarlo un nulla. Per essa la vita è un martirio continuo, un grande cumulo di piccoli sacrifici: vuol essere martire senza apparire tale. Il suo eroismo raggiunge altezze tali che quasi non sembra più eroico ma ordinario. Con la sua dottrina e col suo esempio essa ha approfondito, sottilizzato e allargato l’idea di martirio, e ha fatto ciò per se stessa e per altre anime subordinando tutto all’amore.

Lontana dall’essere simile a quelle grandi anime che sin dalla loro fanciullezza praticarono ogni genere di macerazioni, io ho fatto consistere le mie mortificazioni solamente nello spezzare la mia volontà, trattenere una parola amara di risposta, rendere piccoli servigi senza farli apparire, e mille altre piccole cose di questo genere”. Per essa martirio non significa solamente l’essere decapitati o fucilati o immersi in una caldaia d’olio bollente. Tali occasioni sono dopotutto molto rare e vengono accordate solo a poche anime privilegiate. Ma c’è il martirio della vita quotidiana, e siccome l’amore si nutre di sacrifici, resterebbe affamata sino a morirne se dovesse aspettare solamente le occasioni dei grandi sacrifici. Per Teresa la vita ordinaria di ogni giorno assume una nuova dignità e un nuovo significato. […] E ciò perché Dio realmente non ha bisogno dei nostri sacrifici: essi sono utili in quanto sono prove del nostro amore per Lui. Se noi lo amiamo con un cuore infiammato e una devozione appassionata, qualsiasi cosa facciamo o ci freniamo dal fare, qualsiasi parola che diciamo o ci freniamo dal dire, diventa un piccolo sacrificio che può rassomigliarsi a un fiore profumato, perché lo offriamo con un volto sereno e un dolce sorriso che affascina il cuore di Dio.

C’è un proverbio cinese che dice: “Se uno dipinge male una tigre, il risultato può sembrare un cane, ma se uno scolpisce un cigno, il risultato può almeno rassomigliare a un’anitra”. È più sicuro per le piccole anime imitare la piccola Teresa, piuttosto che imitare i Santi giganteschi dei tempi passati; perché dopo tutto il cigno e l’anitra sono volatili della stessa specie, ma la tigre e il cane, almeno secondo il nostro modo di pensare cinese, appartengono a specie interamente diverse.

E dopo tutto è forse il nostro sangue così prezioso che può aggiungere qualche cosa al sangue di Gesù Cristo? Che cosa vale una piccolissima goccia di fronte a un oceano infinito? Eppure, quando necessario, anche il nostro sangue può essere utile come un’umile prova del nostro amore per Dio; ma solo come una prova e non come un fine a se stesso. In altre parole il martirio d’amore assorbe tutte le altre forme di sacrificio e mortificazione, e aggiunge qualche cosa di nuovo, di più e di superiore.

[…] Madama Chiangkaishekin un notevole articolo intitolato: “Che cosa la religione è per me”, ha sintetizzato così la natura della semplicità cristiana[1]: “La vita è realmente semplice, eppure noi la rendiamo così confusa. Nelle pitture della vecchia arte cinese, vi è generalmente un oggetto solo nel quadro che è messo in rilievo, per esempio un fiore. Tutto il resto nella pittura è subordinato alla bellezza di quell’unico oggetto. Una vita perfettamente vissuta è così. Ma che cos’è quel fiore? Come mi sembra adesso, per me quel fiore è la volontà di Dio[2]”. Cito queste parole perché mi sembra che esprimano perfettamente quello che fu la vita di Teresa.

johnwuJohn Wu con la sua famiglia
[…] “I miei Santi favoriti in Cielo sono quelli che, per modo di dire, hanno rubato il Paradiso, come per esempio i Santi Innocenti e il Buon Ladrone. Vi sono certo grandi Santi che sembrano quasi di averlo meritato con le loro opere, ma io voglio essere un ladro e rubarlo con uno stratagemma, uno stratagemma di amore che ne aprirà le porte a me e a tanti altri poveri peccatori. Lo Spirito Santo mi incoraggia dicendo nel libro dei Profeti: ‘Venite a me piccoli anime per imparare la sagacità!’ ”. Ciò che vi è di incantevole in questo è che si tratta di un furto all’aperto. Dio le permette di rubare il Paradiso perché essa permette a Dio di rubare se stessa. […] Lao Tzu[3] disse: “La virtù solida rassomiglia ad un ladro”[4]. Mi sembra quasi che ci sia qualche cosa di ladresco, menzognero e paradossale nell’opera dello Spirito di Verità, e forse è per questo che tutti i suoi figli sono, secondo le parole di Paolo: “Ritenuti ingannatori, eppur veraci; come sconosciuti eppur noti; come morenti eppure pieni di vita; come torturati ma non uccisi; come tristi eppur sempre in gioia; come bisognosi eppur arricchendo molti; come avendo nulla eppur possedendo tutto”[5].

[…] Con la sua scelta volontaria di divenire prigioniera dell’Amore, Teresa divenne in realtà libera come un uccello nell’aria, e mentre andò sempre più crescendo nell’attaccamento al suo Sposo, si staccò sempre più da qualsiasi altro legame terreno. Fin dalla sua più tenera fanciullezza essa penetrò e comprese la vanità delle cose che passano. […] Così essa considerava il mondo sub specie aeternitatis (alla luce dell’eternità). Il considerare la vita in questa maniera la preparò al distacco completo dalle cose nonostante le inclinazioni interne del cuore. Gradualmente si distaccò dalle creature, dall’amore della bellezza della natura, dall’attrattiva dell’arte e dall’istinto di possedere non solo le cose materiali, ma anche ciò che essa chiama “le ricchezze spirituali”. “Se fossi stata ricca, essa scrive, mi sarebbe stato impossibile vedere un povero affamato senza dargli qualcosa del mio. Così pure a mano a mano che guadagno il mio tesoro spirituale, io penso al tempo stesso a quelle anime che sono in pericolo di cadere nell’infermo e do loro tutto ciò che possiedo, e non ho trovato ancora un momento nel quale poter dire: Ora lavoro per me stessa!”. […] “Vi è solo una maniera per costringere il buon Dio a non giudicarci:dobbiamo sempre cercare di apparire dinnanzi a Lui con le mani vuote. La cosa è facile: non mettete nulla da parte; spendete i vostri tesori appena li guadagnate. Anche se io vivessi fino a ottant’anni, sarei sempre povera perché non so far economia: tutto ciò che guadagno è speso subito per riscattare le anime”.

[…] Teresa non ha messo fuori uso la santità degli altri Santi, ma ha semplicemente adattata la santità ai bisogni del giorno d’oggi. Essa è una rivoluzionaria che sa riformare trasformando. […] Il nostro secolo è come un vecchio che ha bisogno di ritornare bambino e la piccola Teresa gli ha mostrato la via. Sensibile, intuitiva, paradossale, umoristica, acuta, flessibile, eterea, essa ha fatto per la vita spirituale ciò che i più grandi genii contemporanei hanno fatto per il mondo nelle loro rispettive sfere di attività. […] Confesso che talvolta io rimango stupito per certi suoi pensieri che sono come lampi del suo genio penetrante. Ma nessuno potrebbe essere più sorpreso di lei stessa: “Da che ho preso la mia posizione tra le braccia di Gesù, sono come una sentinella che osserva il nemico dall’alto di una torre. Nulla mi sfugge e spesso io stessa sono meravigliata al vedere le cose così chiare”. L’umiltà per lei non è solamente un sentimento del cuore, ma una convinzione profonda basata sulla conoscenza del proprio nulla di fronte al suo Creatore. Essa sentiva e pensava sempre in presenza di Dio. […] L’amore apriva gli occhi della piccola Teresa a nuove verità e nuove ragioni per amare Gesù. […] L’amore ha la sua logica sconosciuta alla matematica. “Io lo amo, essa ragionava, perché Egli non mi ha perdonato molto, ma tutto. Egli mi ha perdonato anticipatamente tutti i peccati che avrei potuto commettere”. Teresa arriva per intuizione dove i sommi teologi arrivarono con lunghi e profondi ragionamenti. […] “Suppongo che il figlio di un abile medico si impatta per la strada in un sasso che lo faccia cadere. Nella caduta egli si fa molto male; il padre, pronto, lo rialza con amore e cura le sue ferite, impiegando a questo scopo tutti i rimedi suggeriti dall’arte, e il figlio sollecitamente e interamente guarito gli dà prova della sua riconoscenza. Ma ecco un’altra supposizione: il padre ha saputo che sulla via percorsa dal figlio v’è un sasso pericoloso; lo precede e toglie l’inciampo senza che nessuno lo scorga. Ora, questo figlio, oggetto della sua tenerezza previdente, ignorando la disgrazia dalla quale la mano paterna l’ha preservato, non gli dimostrerà riconoscenza alcuna, e l’amerà di meno di quello che l’amerebbe se l’avesse guarito da una ferita mortale; ma giunto che sia a cognizione di tutto, non l’amerà forse ancora di più?”.

wu-pioxiiJohn Wu e la sua famiglia attorno a Pio XII

Mi vien quasi di immaginarmi Gesù che mettendo una mano gentilmente sulla spalla di Teresa le dica: “La verità è che tu, bambina mia, vuoi amarmi come io non sono mai stato amato dinnanzi e non ti mancano ragioni per giustificare il tuo amore. […] In Cielo, come in terra, il piccolo fiore di Gesù lo ama con un tale abisso di amore da sembrare quasi che il proprio amore non sia sufficiente. Essa vuole che milioni e milioni di altre anime lo amino come essa l’ama. “Io invito tutti gli Angeli e i Santi a venire a cantare cantici di amore”. Ma anche se il creato intero partecipasse un giorno a questo vivo concerto, essa lo stimerebbe poco più di una piccola goccia d’acqua sperduta nell’oceano infinito dell’amore divino. Essa avrebbe ancora i sentimenti di una fanciulla verso una tenera madre:

E come può l’amore
D’un piccolo fil d’erba
Ricambiar lo splendore
D’intera primavera? 

Note

[1] Chiang Kai-shek (1887-1975) fu un politico e militare cinese che nel 1925 assunse la guida del Kuomintang, il partito nazionalista cinese fondato dal primo presidente della Repubblica Cinese, Sun Yat-sen con la fine della Cina imperiale avvenuta nel 1911. Fino al 1949, anno della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, una guerra civile tra i nazionalisti di Chiang Kai-shek e i comunisti guidati da Mao Zedong per il controllo della Cina sconvolse tutto il Paese. Sconfitto, Chiang dovette riparare nell’isola di Taiwan, fondando la Repubblica di Cina, che governò come presidente per tutta la vita con pugno di ferro. Nel 1927, Chiang Kai-shek sposò Mayling Soong – sorella minore della vedova di Sun Yat-sen e figlia di un pastore metodista. Per compiacere i genitori di Soong, Chiang divorziò dalla prima moglie, abbandonò tutte le sue concubine e si convertì al protestantesimo, ricevendo il battesimo nel 1929 (ndr.)

[2] China in peace and war. Kelly e Walsh, Shanghai.

[3] Lao Tzu – letteralmente “vecchio maestro” o, secondo alcuni, “vecchio bambino” – fu uno dei più importanti filosofi cinesi, la cui esistenza reale è ancora dibattuta. Vissuto nel VI secolo secondo la tradizione, Lao Tzu fondò il Taoismo ed è considerato l’autore del Tao Te Ching - “Il Libro della Via (Tao) e della sua Virtù” – che però sarebbe posteriore, risalendo al IV secolo, quando secondo alcuni studiosi il filosofo sarebbe in realtà vissuto. Il Taoismo è la più importante corrente di pensiero della filosofia cinese dopo il Confucianesimo e una delle religioni attualmente più diffuse in Cina e nel Sud-est asiatico. È molto difficile stabilire quanti siano attualmente gli aderenti al Taoismo, a causa del diffuso sincretismo religioso tra i cinesi e spesso la loro contemporanea appartenenza alle religioni tradizionali. Secondo alcune fonti, i seguaci del Taoismo sarebbero circa 20 milioni (ndr).

[4] Tao Teh Ching, cap. 44

[5] II Cor.VI, 9-10