di P. Aldino Cazzago ocd

Taizé: la nascita di una nuova esperienza monastica

Frere RogerFrère RogerNell’agosto del 1940 il giovane calvinista Roger Schutz, era nato nel 1915, giungeva a Taizé, nei pressi di Cluny, con il desiderio di dar avvio ad una esperienza di vita religiosa e comunitaria. L’idea non giungeva come un fulmine a ciel sereno perché Roger il monachesimo lo conosceva davvero, avendo fatto la tesi di laurea a Losanna proprio sul monachesimo occidentale fino a san Benedetto. Nella città svizzera si era fatto anche promotore di incontri di preghiera e di riflessione con altri studenti universitari. A Taizé, in compagnia della sorella, Roger ha modo di offrire anche ospitalità a soldati ed ebrei in fuga. Nel 1949 a Pasqua i primi sette fratelli si consacrano definitivamente con l’impegno del celibato, della vita comune, della comunione dei beni e dell’obbedienza all’autorità. Iniziava così una storia che ben presto si diffonderà sempre più. 

Grazie alla «Regola», scritta negli anni 1951-1953, la comunità acquista una fisionomia chiara e precisa. Grande ispirazione per la sua stesura frère Roger e i suoi roger2Frère Roger e Giovanni Paolo IIprimi compagni la trovarono nella spiritualità e nella Regola francescana. Negli anni del Concilio (1962-1965) i contatti tra la comunità di Taizè e il mondo cattolico si fecero sempre più stretti fino a godere di una lunga amicizia con tutti i pontefici fino a Benedetto XVI. Al Concilio la presenza di frère Roger e del suo confratello Max Thurian, in qualità di ospiti, impressionò molto. Nei suoi «Quaderni del Concilio» il teologo Henri de Lubac il 10 novembre 1965) scrive: «Ieri mattina, durante la seduta, vedevo Roger Schutz, solo, in adorazione davanti al Santissimo Sacramento (cappella del transetto di sinistra). Yves Congar, un altro dei grandi teologi cattolici del XX secolo, il 17 ottobre 1964 annota nel suo «Diario del Concilio»: «Essi [quelli di Taizé] comunicano Dio, vivono Dio, ed è tutto. Inoltre Schutz abbina a un dono mistico un senso straordinario del concreto: una capacità di tradurre in realtà concreta l’esigenza mistica. […] Molti giovani vanno da loro: ed essi offrono anzitutto il modo di mettersi alla presenza di Dio e delle sue esigenze e poi non teorie ma la proposta di impegni semplici, immediati e concreti. Molti preti, monaci e sacerdoti vanno da loro».

congarYves CongarDalla fine degli anni cinquanta Taizé diventa meta di un continuo pellegrinaggi di giovani di tutte le confessioni cristiane. Nel 1974, dopo lunga preparazione, frère Roger convoca a Taizé un originale «concilio dei giovani». Negli anni seguenti, l’iniziativa si prolunga in incontri di riflessione e di preghiera nelle principali città europee.
Il prossimo agosto ricorrerà il decimo anniversario della tragica morte, per mano di una squilibrata, di frère Roger.

Frère Roger e la riforma teresiana

L’esperienza monastica di frère Roger deve essere valutata anche per un altro elemento non sempre noto. Da Calvino e Lutero e nelle chiese che da loro hanno preso avvio, la vita religiosa e monastica è sempre stata valutata molto negativamente. Dando avvio all’esperienza di vita comunitaria di Taizé, frère Roger ha avuto il coraggio di andare contro questa plurisecolare idea della sua comunità di origine. Oggi, anche in ambito protestante, la vita monastica gode di nuova e migliore considerazione.
Da uomo di grande cultura teologica, frère Roger conosce la vita e la dottrina di Santa Teresa d’Avila. In occasione del IV centenario dell’avvio della riforma carmelitana, iniziata da Teresa d’Avila nel 1562, con una lettera indirizzata alla Priora del monastero di San Giuseppe ad Avila (riprodotta qui di seguito), il primo fondato da Santa Teresa, egli manifesta tutta la sua gioia e quella della sua comunità per l’importante ricorrenza. Egli ringrazia Dio per quanto ha attuato a partire da Teresa, per «ciò che voi [monache] siete state e per ciò che siete»; per i sjoseavilaMonastero S. Josè, Avilabenefici che le discepole di Teresa d’Avila continuamente arrecano alla comunità di Taizé: «Grazie all’offerta delle vostre vite, che avete rinnovato giorno dopo giorno, ci trascinate a correre sulle orme stesse di Cristo». Il comune desiderio di rispondere alla chiamata di Dio rende i fratelli di Taizé particolarmente vicini alle figlie di Teresa e, nell’ottica di un lavoro per l’unità dei cristiani così cara alla loro storia, essi chiedono a Dio «la grazia dell’unità visibile di tutti in un’unica medesima Chiesa». 
A metà del XVI secolo, pur nel chiuso del suo monastero, santa Teresa soffrì intensamente per le violenze che la Riformaprotestante stava causando alla Chiesa cattolica del suo tempo (cfr. Vita, 32,6; 33,5; Cammino di Perfezione, 1,2-5; 3,1). Quattrocento anni dopo quei fatti, l’esperienza di vita religiosa di Taizé, sorta all’interno di quella stessa tradizione, accoglieva con gioia la storia di grazia nata dalla santa di Avila.

 


Lettera di Frère Roger alla Priora di Avila*
Taizé-Comunità, 16 agosto 1962

Mia Reverenda Madre,

in occasione del quarto centenario della vostra fondazione che celebrerete tra breve, ci tengo a assicurarvi la nostra preghiera di intercessione per voi e l’azione di grazie a Dio per la vostra esistenza in seno alla Chiesa.

Quando si vive l’evento di un fondazione – come sta accadendo a noi stessi in questo momento – è piacevole volgere lo sguardo alla tradizione e lasciarci arricchire dai suoi tesori.

Chiamati anche noi, come voi, a vivere gli impegni della vita cenobitica, vi siamo riconoscenti di essere restate fedeli senza interruzione a voi stesse e a quelle che vi hanno precedute in questa grande chiamata che il Vangelo ci rivolge “ad abbandonare tutto e a ricevere già sulla terra il centuplo, insieme a persecuzioni”. Per la testimonianza della vostra vita fraterna, tale che spesso ha fatto esclamare: “Guardate come si amano!”; per la vostra obbedienza che si manifesta nelle piccole fedeltà di ogni giorno; per la continuità della vostra lode attraverso i secoli; per i tanti valori salvaguardati così a lungo, voi siete per noi un sostegno e una speranza. Grazie all’offerta delle vostre vite, che voi avete rinnovato giorno dopo giorno, ci trascinate a correre sulle orme stesse di Cristo.

A chi rinuncia a formare quaggiù una famiglia secondo la carne, Dio dona una tale grandezza di cuore e di spirito da renderlo capace di amare l’intera famiglia umana e spirituale. Chi, a causa di Cristo e del Vangelo, tiene le braccia aperte a tutti, senza escludere nessuno, chi non cerca di possedere gli altri per sé stesso, costui è capace di vivere le esigenze vere della cattolicità e perciò di comprendere tutte le situazioni dell’uomo. Chi, nella sua ricerca di Dio, si vuole “l’uomo di un solo amore”, può assicurare una presenza del Cristo, unito come è agli uomini che non possono credere.

Chi è preso dallo scoraggiamento tenga conto di ciò: oggi più che mai la vita cenobitica - se si lascia impregnare dalla linfa che le è propria, se si riempie della freschezza della vita fraterna che la caratterizza -, diventa per la Chiesa e per il mondo un lievito potente in grado di spostare montagne di indifferenza, e offre agli uomini quel dono insostituibile che consiste nel rendere presente Cristo. Se, invece, il mondo – attraversato dalle grandi correntidella Storia contemporanea – , fa irruzione nell’intimo di noi stessi; se la vocazione monastica – sottoposta com’è alle forti tensioni e fascinazioni dell’oggi -, è più che mai a rischio: proprio per questo l’appello di Cristo si fa più urgente.

Per tutto ciò che voi siete, voi, le sorelle di Santa Teresa d’Avila, noi cantiamo la gioia della nostra comune vocazione a Dio il Padre, a suo Figlio Gesù Cristo, allo Spirito Santo, e, attraverso l’offerta delle nostre vite, domandiamo loro la grazia dell’unità visibile di tutti in un’unica medesima Chiesa.

Uniti a voi nella gioiosa comunione di tutti i santi – testimoni di Cristo – , con la speranza che poco a poco Egli trasformi ciò che in noi si oppone a questa vocazione, vi esprimiamo la nostra gratitudine per ciò che siete state e per ciò che siete.

Roger Schutz, Priore di Taizé

*Originale francese in “Acta Ordinis CarmelitarumDiscalceatorum”, 7 (1962) 287-288.