Il Giubileo dai Carmelitani Scalzi di Bruxelles in compagnia di Arcabas

di P. Ermanno Barucco ocd

DSC 1000In occasione del Giubileo della Misericordia, nella chiesa dei Carmelitani Scalzi di Bruxelles, a partire dalla domenica della Divina misericordia, è stata allestita la cappella del “Padre misericordioso” per aiutare i fedeli e i turisti che visitano la chiesa a meditare sulla “grazia” e la bellezza del Giubileo. È stata collocata - per gentile autorizzazione dell'autore - nella cappella una riproduzione di un dipinto dell’artista Arcabas, “Il Padre misericordioso”, che con la sua bellezza aiuta a rappresentare la “grazia” della misericordia del Padre che Gesù ci ha annunciato e ci ha donato. Due pannelli riportano alcune riflessioni a partire dalla parabola di Gesù e dal dipinto di Arcabas, con lo scopo di condurre nel cammino spirituale del Giubileo e nella comprensione dell’“indulgenza del Padre”.

Parabola del padre misericordioso
(Vangelo di Luca  15,1-3.11-32)

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso".Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».

Il Padre misericordioso e il figlio ritornato alla vita


Compassione del Padre che è corso incontro al figlio, abbraccio reciproco nella misericordia, il figlio in ginocchio riceve il perdono. 

Il perdono cerca ogni figliol prodigo, nessuno è troppo lontano per Dio,
scendono le lacrime quando il figlio rinasce, gioia del ritorno al Padre! (Inno)

pm arcabasArcabas, Il Padre misericordioso

In primo piano, ed è la cosa più importante, c’è la misericordia del Padre, la sua tenerezza: si curva verso il figlio, lo prende tra le braccia posando teneramente le mani sulle spalle del figlio.

Tutto il suo essere accoglie il figlio che è tornato, pentito, che sta confessando i suoi peccati, umiliato in ginocchio, con un abito corto color grigio cenere di miseria e di penitenza, due piedi nudi di povertà.

Il gioco dei colori contrastanti dei vestiti è assai espressivo: dal mantello arancio-giallo del Padre emana un amore senza limiti et una luce con la quale il Padre vuole avvolgere suo figlio.

Il figlio tende in alto le braccia aggrappandosi alle braccia tese del Padre; il Padre ricco di misericordia vuole rialzarlo, ridargli di nuovo la tunica della sua dignità filiale, i sandali della libertà dopo la schiavitù del peccato, l’anello dell’eredità paterna!

Dalla porta della casa dove l’attendeva, il Padre è corso in sandali verso il figlio per abbracciarlo. Il figlio si trova come nel grembo misericordioso del Padre che l’ha visto ritornare e ne ha provato compassione. Ora il figlio che era perduto, morto, è attirato nel grembo misericordioso del Padre per rinascere alla vita di figlio, ritrovato!

La fame viscerale l’ha fatto tornare verso il Padre che gioisce per averlo ritrovato! Ma il figlio gli dice: “non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ah!! Non ha capito l’abbraccio del Padre con il quale è già stato di nuovo accolto e lo è da sempre come suo figlio: perduto, atteso, ritrovato; morto, perdonato, ritornato alla vita… Il Padre deve farglielo comprendere con la sovrabbondanza dei doni che gli fa e della festa che sta per far cominciare.

In forza di questa accoglienza e di quest’abbraccio del Padre – che non ha quindi cominciato ad intavolare una discussione, a domandare delle spiegazioni o a esigere una confessione di pentimento – il figlio avrebbe dovuto essere sorpreso dall’amore incondizionato di suo Padre e sentirsi totalmente accettato come figlio. Infatti una nuova possibilità di ricominciare la sua vita gli è stata immediatamente offerta. Un giorno, facendo memoria di questo avvenimento, capirà l’incommensurabile amore del Padre e con il tempo imparerà giorno dopo giorno a vivere sempre di più come figlio di un tale Padre.

Dio di tenerezza e Dio di misericordia, Dio ricco di amore e di fedeltà,
tu ci perdoni malgrado le nostre infedeltà (cf. Es 34,6-7). 

La casa, il cielo e la croce

Dio Padre attende il nostro ritorno, aspetta senza sosta, e – appena ci vede ritornare, quando siamo ancora lontani – esce di casa correndoci incontro: allo stesso modo noi possiamo essere «misericordiosi come il Padre» (motto del Giubileo della Misericordia) se siamo «una Chiesa “in uscita”» (papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 20).

Nel dipinto di Arcabas la casa è lontana: questa distanza misura la corsa del Padre misericordioso che è andato incontro al figlio suo quando ancora questi era lontano.

È la casa del Padre e del figlio, la casa del Padre che il figliol prodigo ha lasciato, la casa che avrebbe voluto ritrovare come servo, che ha di nuovo ricevuto in eredità come figlio.

Il cielo grigio azzurro e la casa costituiscono un tutt’uno dello stesso colore sullo sfondo. Il cielo si srotola dietro la scena principale come delle tende che scendono, con una progressione nel colore dall’alto verso il basso passando per una grande croce dorata che sembra trasformare il grigio del cielo in azzurro man mano che si scende, come ad esprimere nel cielo stesso il passaggio dalla tristezza del figliol prodigo caduto in miseria alla gioia del Padre per il suo ritorno. L’azzurro della gioia riappare ancora più in basso e più intenso nella sottoveste del Padre continuando a far scendere il cielo sulla terra…

Al centro dell’abbraccio formato dalle braccia del Padre che si piega verso il figlio e dalle braccia del figlio che si tendono per aggrapparsi alle braccia del Padre, la piccola croce – che si staglia su un pezzetto dorato del tendaggio del cielo e che scende sulla testa del figlio – sembra indicare il perdono finalmente accordato, sebbene fosse da sempre accordato e sarà sempre e per sempre accessibile.

Infatti le due croci – secondo la forma tipica di Arcabas – rivelano il senso cristiano della parabola del Padre misericordioso e ricordano che colui che la racconta, Gesù, è «il volto della misericordia del Padre» (papa Francesco, Misericordiae vultus, n. 1ss). Infatti la grande croce dorata è abbinata al volto del Padre, mentre la piccola croce crea l’incontro tra il volto del Padre e quello ancora nascosto del figlio, ed è segno della benevolenza e dell’indulgenza del Padre.

Il figlio è totalmente alla mercé della benevolenza del Padre. Pentimento, abbandono totale alla Misericordia. Nulla è perduto per Dio; giunge la grazia e la vita ricomincia… (Inno). Siamo invitati anche noi a gettarci nelle braccia del Padre che ha inviato suo Figlio, Gesù Cristo, non per i giusti ma per i peccatori.

Il Padre è corso verso il figlio, non l’ha aspettato sulla porta per fargli una ramanzina. Sullo sfondo, la casa è là, la porta è aperta, in attesa. È la casa della festa per il figlio ritrovato, la casa del Padre e del Figlio, di tutti i suoi figli, la casa dei figli di Dio che “escono” incontro ai loro fratelli che ritornano.

Ancora un’interpretazione : il senso pasquale dell’immagine

Il Padre dice : «facciamo festa, perché questo mio figlio era morto
ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

È la festa di Pasqua, festa del Figlio morto e risorto,
il Padre tende le braccia per «innalzare da terra» suo Figlio,
Gesù crocifisso con le braccia aperte, stese, alzate,
e il Padre glorifica il figlio suo che si è abbassato e spogliato
fino alla morte sulla croce, per salvare gli uomini dal peccato.

La croce risplende della gloria dorata che il Figlio ha ricevuto,
gloria dello Spirito della vita affinché noi stessi siamo innalzati,
con il Figlio, per Lui e in Lui, dalla morte alla vita,
dalla corruzione del peccato alla gloria dei figli di Dio,
figli perdonati e condotti in festa alla casa del Padre.

Il nostro pellegrinaggio si conclude davanti alla porta della grazia,
attraversandola noi entriamo di nuovo “a casa nostra” nella Chiesa,
e, perdonati dal Padre nel nome del Figlio per mezzo di un prete,
noi mangiamo alla tavola del Padre nostro il pane della vita,
la vita del Corpo e del Sangue di Cristo nell’eucarestia.

Il Giubileo della Misericordia

Per vivere il Giubileo della Misericordia proclamato da papa Francesco, cinque passi sono necessari. La parabola di Gesù e il dipinto di Arcabas ci aiutano a focalizzarli:

PARABOLA-DIPINTO   CAMMINO DEL GIUBILEO
Il cammino di ritorno al Padre   Il pellegrinaggio verso il luogo
della misericordia stabilito in ogni diocesi
L'abbraccio del perdono del Padre   Il sacramento della confessione dei peccati
per ricevere il perdono di Dio
La porta della casa del Padre   la porta santa della chiesa “giubilare”
da attraversare per entrare nella vita nuova
dell’amore di Dio e del prossimo (carità)
rinnovando la professione di fede (il Credo)
il pane della tavola del Padre   l’eucarestia come comunione filiale
con Dio e con i fratelli in Gesù
 l’incontro dei volti   la preghiera dei figli di Dio « Padre nostro »

guardando Gesù (o il Padre) che mi guarda
e una preghiera secondo le intenzioni del Papa