di P. Angelo Lanfranchi ocd
Si tratta di un evento a lungo atteso, soprattutto da coloro che guardano alle vicende umane non con l’occhio superficiale che si sofferma su ciò che è effimero, ma è invece attento a ciò che resta per sempre.
René Schwob, uno scrittore francese di origine ebraica, le dedicò un libro dal titolo: Leggenda aurea al di là del mare, in cui definiva la vita di Mariam «una delle vite più meravigliose della storia del cattolicesimo». E concludeva con questo commento: «Ci sia permesso auspicare che questa piccola illetterata, quando sarà avvenuta la sua canonizzazione, divenga la patrona degli intellettuali. È ben qualificata per liberarli dall’orgoglio». Un altro celebre poeta e romanziere – quel Francis Jammes che si proclamava sempre «entusiasta del miracolo dell’universo» – scrisse di lei: «Era una vera figlia di oriente, che cantava le lodi del Creatore servendosi di immagini belle, ingenue», e l’ammirò tanto da spingere fino a scrivere al papa per chiederne la canonizzazione.
Il miracolo accaduto grazie all’intercessione di Mariam è la guarigione di un neonato di Augusta (Siracusa), il piccolo Emanuele Lo Zito, figlio di Biagia e Luigi. Il bambino è nato il 17 aprile 2009, con taglio cesareo per ovviare al cordone ombelicale che si era avvolto attorno al collo e rischiava di soffocarlo. Poche ore dopo il parto, il piccolo portato alla mamma per la poppata, mostrava le manine e i piedini bluastri. Trasferito d’urgenza all’ospedale di Catania, le sue condizioni si mostrarono subito critiche. Alla diagnosi iniziale di ipertensione polmonare, seguì ben presto l’accertamento di un problema cardiaco.
I medici non lasciarono molta speranza al papà, che di fronte all’esito fatale annunciato, tornò a casa per prendere alcuni vestiti per il bambino. Per strada incontrò un amico, Luigi Ingaliso, devoto alla beata Mariam Baouardy, la carmelitana scalza di Betlemme. L’amico promise di pregare per il bambino e a sua volta tornò a casa per prendere una reliquia della beata, nella certezza della sua intercessione per la guarigione di Emanuele. Iniziò così una catena di preghiere per ottenere l’intercessione di Mariam, che ha coinvolto tutta la famiglia, la città di Augusta, gli amici, gli sconosciuti e persino i carmelitani di Terra Santa.
Intanto il piccolo fu trasferito all’ospedale «San Vincenzo» di Taormina ormai morente. Una diagnosi più accurata evidenziava una malformazione cardiaca congenita molto complessa: le vene polmonari non tornavano al cuore, ma confluivano nel sistema portale epatico. Urgente un intervento chirurgico ad altissimo rischio, soprattutto per un bambino di solo tre giorni, peraltro già agonizzante.
Nel frattempo la mamma, raggiunto il figlio a Taormina, sentì di dover toccarne il corpicino con la reliquia della beata Mariam. Quello che seguì è un miracolo: i medici curanti non sono stati in grado di spiegare la rapidità della guarigione del piccolo, né la completa assenza di postumi. Questa guarigione improvvisa e totale è stata attribuita all’intercessione della beata Mariam di Gesù Crocifisso.