di P. Stefano Conotter, ocd
Elicotteri come campane
Il flottare rumoroso di un elicottero a bassa quota nel cielo sopra il convento è l’annuncio che molto probabilmente si sta svolgendo un “summit” europeo. Infatti, il nostro convento qui a Bruxelles si trova a poca distanza dal quartiere delle Istituzioni Europee. Il rumore delle pale degli elicotteri è come il suono di moderne campane che ci chiamano alla preghiera per i popoli del Continente e le grandi questioni che si dibattono nei vertici europei.
Una mostra dei Santi Patroni d’Europa
Quest’anno, in occasione della celebrazione della festa dell’Europa, il 9 maggio, abbiamo allestito nella nostra chiesa una mostra sui sei patroni dell’Europa: Benedetto, Cirillo e Metodio, Caterina da Siena, Brigida di Svezia e Edith Stein. La mostra è prima di tutto un invito a pregare questi patroni per l’Europa di oggi, in particolare in questo momento così delicato che può costituire un tornante decisivo verso il prevalere di una costruzione segnata dalla solidarietà. La mostra è anche un invito a conoscere i santi patroni perché ci aiutino a far memoria dell’incontro dei popoli del Continente con il dono del Vangelo.
Continua integrazione
Vorrei ricordare che la festa dell’Europa è stata fissata il 9 maggio in ricordo della famosa “Dichiarazione Schuman” avvenuta a Parigi alle ore 16 del 9 maggio 1950. Questa ‘dichiarazione’ è considerata “il primo discorso politico ufficiale in cui compare il concetto di Europa intesa come unione economica e, in prospettiva, politica tra i vari Stati europei ed è perciò considerato come punto di partenza del processo d'integrazione europea”[1]. È da qui che nascerà la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) all’uscita dalla catastrofe della Seconda guerra mondiale. Di questo avvenimento Alcide Degasperi dirà che è stato decisivo cogliere il momento per saper mettere assieme l’aspetto economico e quello ideale, tra la paura di poter ricadere in un conflitto lacerante e l’aspirazione a costruire un tempo di pace e di sviluppo. Un po’ prima era troppo presto – dirà Degasperi – un po’ dopo sarebbe stato troppo tardi.
Credo che la svolta che può vivere l’Europa in questo momento per uscire dalla pandemia del Covid 19 abbia non poche analogie con gli avvenimenti che festeggiamo in 9 maggio. È interessante che la “Dichiarazione Schuman” sia considerata “il punto di partenza del processo d’integrazione europea”. Questo processo evidentemente non è concluso, ma è in continuo movimento, a volte con dei periodi di stasi o di involuzione (vedi l’esito dell’uscita della Gran Bretagna) e a volte con dei passi decisivi in avanti, come quello di una scelta fondamentale di solidarietà per uscire assieme dalla grave crisi sanitaria ed economica.
Muri che parlano
Certo l’Europa non si limita alle Istituzioni e ai confini dell’Unione, come amava ricordare Giovanni Paolo II, essa si estende “dagli Urali all'Atlantico”. Per questo vi invito ad ammirare l’architettura del Palazzo Europa, sede principale del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea. All’interno del cubo esterno si trova uno spazio di riunioni a forma di lanterna, che di notte spande la sua luce verso l’esterno. La facciata del Europa è un patchwork di infissi di legno restaurati, recuperati in cantieri di tutti i paesi della UE. Lo scopo è di promuovere lo sviluppo sostenibile e il riciclaggio di materiali usati, testimoniando al tempo stesso la tradizione artigianale e la diversità culturale della UE. La facciata ricorda il motto della UE, “Unita nella diversità”: tutte le finestre, infatti, sono differenti ma fatte con lo stesso legno (quercia o simile).
Questo edificio è un simbolo di quanto Francesco scriveva in occasione dei 70 anni della “Dichiarazione Schuman”: la pandemia “costituisce come uno spartiacque che costringe a operare una scelta: o si procede sulla via intrapresa nell’ultimo decennio, andando incontro a crescenti incomprensioni, contrapposizioni e conflitti; oppure si riscopre quella ‘strada della fraternità’ che ha indubbiamente ispirato e animato i Padri fondatori dell’Europa moderna”[2]. Il Papa concludeva così la sua lettera: “Non manchi poi sulla nostra cara Europa la protezione dei suoi santi patroni: uomini e donne che per amore del Signore si sono adoperati senza sosta nel servizio dei più poveri e a favore dello sviluppo umano, sociale e culturale di tutti i popoli europei”. La mostra ospitata nella nostra chiesa vuol essere un invito ad affidarci alla loro intercessione e a non dimenticare il loro esempio. BUONA FESTA DELL’EUROPA!
Note:
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_Schuman
[2] Lettera sull’Europa, del 22 ottobre 2020.