di F. Francesco Alloisio ocd
Giovani e Chiesa
Tra l’adolescenza e la maturità di ciascun uomo trova il suo spazio l’età della giovinezza. La Chiesa, ancora oggi, si pone in ascolto dei giovani con un atteggiamento di accogliente maternità e di fiduciosa speranza, anche attraverso forme specifiche come il Sinodo dei Vescovi (Roma, 3-28 ottobre 2018) sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, la Giornata Mondiale della Gioventù (Panama, 22-27 gennaio 2019) e il recente incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa” (Roma, 21-24 febbraio 2019).
Ma da dove trae la Chiesa questo forte interesse, se non direttamente dalla premurosa attenzione di Dio, che è Padre, per i suoi figli più giovani? È opportuno non dimenticare che il nostro essere figli ha un significato del tutto particolare, speciale, unico: siamo figli nel Figlio, quindi possiamo essere chiamati suoi figli adottivi [1], cioè destinati alla vita eterna di Dio e con Dio. San Paolo pone l’accento su questa verità: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4, 6).
Giovani e Parola di Dio
Possiamo notare, però, che già nell’Antica Alleanza, Dio, attraverso il profeta Samuele, esplicita la sua predilezione per il giovane Davide quale nuovo re d’Israele, a discapito dei suoi fratelli maggiori che all’apparenza sembravano più idonei ad assumere un posto di comando [2]. Dio si fida dei giovani e non vuole altro che il meglio per loro, per questo si preoccupa affinché abbiano la sapienza e l’istruzione, una saggia educazione, equità, giustizia e rettitudine, conoscenza e riflessione [3], perché imparino a entrare con responsabilità nell’età adulta.
Le figure parentali, o comunque più in generale le figure educative, sono i primi portatori di questo desiderio di Dio, nonché i primi strumenti attraverso cui Egli parla e agisce. A tal proposito, nella Prima Lettera di Pietro è scritto: “Giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili.” (1Pt 5,5). Il modo primo di questa cooperazione sta certamente nell’esperienza di vita positiva degli adulti, che per quanto talvolta porti con sé risposte dissonanti dalle aspettative dei giovani, rimane un importante punto di riferimento, che è bene non sottovalutare. In questo senso, troviamo una conferma nel seguente passo deuteronomico: “Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.” (Dt 5,16).
Dio sa anche che i giovani, per crescere, hanno sì bisogno di essere custoditi perché si mantengano nel Bene e nella Vita, ma allo stesso tempo questa custodia non deve diventare atto di prepotenza e di possesso nei loro confronti. L’apostolo Paolo è molto chiaro e ci dice “Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino” (Col 3,21), e questa esasperazione arriva quando all’interno della custodia non avviene il passaggio graduale, attento e pedagogico dal dare ordini al dare consigli, dall’imporre per stabilire i limiti allo scegliere insieme all’interno di un dialogo per strutturare, in maniera sempre maggiore, maturità e capacità di sana indipendenza.
L’Amore del Padre
Non possiamo inoltre dimenticare che l’essenza di Dio è l’Amore, Dio è Amore, l’Amore di un Padre, l’Amore del Padre, e in quanto Padre non vuole di certo perdere i suoi figli, per questo incoraggia i giovani e chiede loro di essere forti, affinché non pecchino e si perdano, tanto che l’evangelista Giovanni afferma: “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita - non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1Gv 2,14-17). Paolo, scrivendo a Timoteo, insiste sull’importanza di evitare il peccato: “Sta’ lontano dalle passioni della gioventù; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. Evita inoltre le discussioni sciocche e da ignoranti, sapendo che provocano litigi.” (2Tm 2,22)
I giovani verso Dio
Il Salmo 119, 9 si pone la domanda: “Come potrà un giovane tenere pura la sua via?” Cioè, quali sono i passi che Dio richiede a un giovane - per non dire a ogni suo figlio - perché possa sempre gustare il suo Amore, anche se in certi momenti non mancherà il faticare molto? Di certo il primo riferimento è quello del Decalogo, ma qua e là nella Scrittura sono disseminate altre indicazioni. Troviamo in particolare l’invito a gioire della vita, a impegnarsi - certamente - ma allo stesso tempo a divertirsi in modo sano e intelligente, non dimenticandosi di Lui, per affrontare in maniera più forte i momenti di prova, così: “Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio. Caccia la malinconia dal tuo cuore, allontana dal tuo corpo il dolore, perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio.” (Qo 11,9-10) e ancora “Ricordati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire: «Non ci provo alcun gusto».” (Qo 12,1).
Dio sa bene che la giovinezza è l’età in cui il cuore batte a un ritmo più elevato, proprio perché i tempi e le modalità della scoperta del mondo assumono connotazioni diverse, più profonde. Ma perché un giovane rimanga sulla via di Dio, senza lasciarsi trascinare dalle logiche mondane, il profeta Geremia avverte: “Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere?” (Ger 17,9) e si fa eco del pensiero di Dio, ricordando a mo’ di custodia: “Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni.” (Ger 17,10)
Dio richiede anche di imparare a stare con Lui con atteggiamento di bontà e fedeltà (Pr 3,3), di totale confidenza e di umiltà [4], perché “il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto” (Pr 3,12) e per questo motivo Giosuè ci dice: “Non aver paura e non spaventarti, perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada.” (Gs 1,9).
Chiamati all’eternità
L’intera Chiesa è custode e trasmettitrice dell’Amore di Dio, che è Padre, anche e in maniera privilegiata dei giovani, e anche al di là di ogni possibile caduta, anche la più drammatica. Se Dio è Padre, la Chiesa è madre, se Gesù è lo Sposo, la Chiesa è la Sposa, e il vincolo che lega l’Uno all’altra è il sicuro sigillo di quell’Amore che ama prima che lo si ami, che perdona prima che si riconoscano i propri errori, che protegge coloro che, come i giovani, sono più facilmente tentati dall’acconsentire alle promesse e alle seduzioni di un mondo che passa, senza ricordarsi che sono chiamati a una vita eterna dove regneranno con Cristo, per l’eternità!
Note:
[1] Cfr. Gal 4, 5
[2] Cfr. 1Sam 16, 4-13
[3] Cfr. Prov 1, 2-4
[4] Pr 3,5.7