gambalungaPresentiamo ai nostri lettori questa breve intervista di Mariarosaria Petti a P. Romano Gambalunga ocd, Postulatore generale dell'Ordine e padre della nostra Provincia veneta, pubblicata sulla neonata rivista dedicata ai santi coniugi Martin, "Famiglia Martin". Sarà inoltre ospite della trasmissione Cristianità (Rai Italia) che andrà in onda domenica 18 ottobre e che avrà come argomento proprio la canonizzazione dei due santi genitori di S. Teresa di Lisieux. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questa nuova coppia di santi, raccomandiamo la lettera del Padre Generale del nostro Ordine ad essi dedicata.

«La storia di Luigi e Zelia è uscita per me dalla genericità delle quattro notizie che qualunque carmelitano possiede, pochi mesi dopo essere diventato postulatore, nel 2012. Si stava infatti svolgendo a Valencia la fase diocesana del processo sul miracolo, allora presunto e ora felicemente confermato dal giudizio della Madre Chiesa»: è così che padre Romano Gambalunga, classe 1970 di origine trentina, ha conosciuto Luigi e Zelia Martin. Ordinato sacerdote nel 1997, il carmelitano è dal 2004 docente invitato al Teresianum. Nei primi mesi del 2012 frequenta i corsi organizzati dalla Congregazione per le Cause dei Santi ottenendone il Diploma e diventando Postulatore Generale dell’Ordine.

Il ministero che svolge in seno all’Ordine l’aiuta a vivere in compagnia dei santi. Una bella compagnia, non le pare? Come influisce questo aspetto sul suo modo di vivere la vocazione?

Devo essere sincero: sono molto più bravi i santi a farmi compagnia, che io a fare compagnia

a loro. Questo da un lato mi consola e mi dà il senso del privilegio di svolgere questo ministero per l’Ordine e la Chiesa – dato che sono postulatore anche di alcune cause extra ordinem – dall’altro è un pungolo continuo a cercare di essere degno di rappresentare al vivo con la mia vita cristiana e carmelitana la verità della vocazione di ogni battezzato a essere santo, giacché i santi ci fanno vedere che non solo è possibile, ma è bello.

Rispetto all’iter che ha seguito, quali sono le coordinate da seguire per raccontare nel miglior modo possibile la storia di santità di Luigi e Zelia?

Penso che la storia di santità di Luigi e Zelia si possa raccontare come una bella storia di corrispondenza e collaborazione fra l’amore divino che parla ai cuori e la ricerca umana del vero amore. Entrambi in gioventù avevano nel cuore il desiderio di consacrarsi a Dio e, per diversi motivi, non fu loro possibile. Si sono incontrati e hanno formato una famiglia vivendo un matrimonio santo, cioè consacrato all’amore fedele e fecondo del Dio che è amore. Una fecondità che risplende, più ancora che per il numero di figli (9 in tutto), per la capacità di trasmettere “al vivo” il senso della presenza di Dio e della sua paternità, dell’amore immenso e misericordioso di Cristo e il desiderio che la propria vita serva al vero bene delle persone, chiamate alla comunione con Dio e bisognose di ricevere il suo perdono nella Chiesa.

Lei ha seguito e segue diverse cause di canonizzazione, può dirci se la santità coniugale ha una sua specificità, qualcosa che la differenzia da quelle che riguardano la singola persona?

Credo che la specificità della vocazione coniugale alla santità in seno alla Chiesa sia quella di essere un’icona vivente dell’amore fecondo e fedele della santissima Trinità, collaboratori di Dio nell’opera della creazione e redenzione attraverso la cura affettuosa degli sposi l’uno per l’altra – nella gioia e nel dolore – e l’amore gioioso per la vita, che si manifesta nel dare la vita a delle nuove persone, i figli, alle quali trasmettere la speranza che rende lieti e si fonda sulla prospettiva del Cielo come destino del proprio essere al mondo.

Tutti i carmelitani conoscono e amano Teresa. Ma non tutti conoscono i suoi genitori. Cambierà qualcosa con l’ormai prossima canonizzazione? La santità di Luigi e Zelia avrà qualcosa da dire soltanto ai laici e agli sposi della famiglia carmelitana oppure parlerà anche ai consacrati dell’Ordine?

Spero vivamente che per molti sposi la canonizzazione, che verrà celebrata nel contesto del Sinodo sulla famiglia, sia l’occasione per scoprire la splendida storia e la testimonianza di questi coniugi e genitori santi e così prendere maggiormente coscienza e slancio nella propria missione, bella e difficile, di contribuire al progredire del disegno di Dio, che vuole fare di tutti gli uomini un’unica famiglia grazie all’amore reciproco, che in un matrimonio santo ha il suo terreno di coltura migliore. Per i consacrati dell’Ordine penso che possa essere, da un lato motivo di benedire Dio per la propria famiglia che, nella maggior parte dei casi, ha favorito e reso possibile l’ascolto della voce del Signore. Dall’altro lato, un aiuto a comprendere l’importanza di prendersi cura delle famiglie e di lasciarsi al contempo richiamare ed educare alla concretezza dell’amore, che lungo lo scorrere degli anni, nelle dinamiche quotidiane del reciproco prendersi cura degli sposi tra loro, dei genitori per i figli e viceversa, spinge a sperimentare che la verità della vita sta nell’essere riconoscente a Dio per la propria esistenza e, in particolare, per quella di coloro che egli ci ha messo accanto come segno delle sue attenzioni e premure. Se questo accade la gioia del Vangelo fiorisce nel cuore, perché si è visto e si ha imparato che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, nel donarsi gratuitamente all’altro perché viva in pienezza, a somiglianza di Cristo.