di P. Ermanno Barucco ocd
Cent’anni fa, il 14 agosto 1921, Benedetto XV riconosceva le virtù eroiche di suor Teresa di Gesù bambino del Volto Santo, una tappa importante per arrivare a proclamare Beata e poi Santa la Carmelitana Scalza di Lisieux. A partire dal 1898, un anno solo dopo la sua morte, le diverse edizioni di Storia di un’anima avevano fatto conoscere la piccola Teresa e i suoi “segreti”, così come la diffusione dal 1906 del santino con la sua preghiera al Volto Santo corredata dall’immagine del Volto Santo realizzato da Celina, sorella di Teresa anch’essa diventata Carmelitana Scalza, e ispirato dalle prime fotografie della Sindone.
Sicuramente anche la diffusione crescente di immagini e statue di Teresa, tra le quali quella della Pioggia di rose, hanno suscitato devozione verso di lei e affidamento alla sua intercessione presso Dio. Ricordiamo come i soldati francesi ma anche quelli tedeschi la invocassero nelle trincee negli anni della Grande guerra 1914-1918. La causa di beatificazione era iniziata a Lisieux col Processo ordinario diocesano nel 1907 e poi era passata a Roma dal 1914 col Processo apostolico e col processo sulle virtù eroiche dal 1919.
Proprio nel 1919 è pubblicato in francese dalle Carmelitane di Lisieux il libretto “La piccola via” che aveva come titolo ufficiale: Salita Mistica del Monte della Perfezione per la Via dell’Amore e dell’Infanzia Spirituale di Suor Teresa del Bambino Gesù. Tavole Allegoriche. Le note aggiuntive indicano Charles Jouvenot come illustratore delle 31 immagini allegoriche e come redattrice delle strofe poetiche che spiegano le immagini Madre Agnese di Gesù, cioè Paolina, una delle sorelle di Teresa e priora del Carmelo di Lisieux. Il titolo e le figure suggeriscono come la Piccola via dell’infanzia spirituale di Teresa sia, per le “piccole anime” che hanno scoperto l’Amore di Dio, una trasposizione della Salita al Monte Carmelo di San Giovanni della Croce. Il libretto “La piccola via” ha un influsso determinante nella causa di beatificazione di Teresa, perché è chiaro alle sue sorelle, di cui tre Carmelitane Scalze a Lisieux, che la canonizzazione di suor Teresa deve essere anche la canonizzazione della sua dottrina della Piccola via dell’infanzia spirituale. Significativo il fatto che dal 14 agosto 1921, in occasione della proclamazione delle virtù eroiche di Teresa, questo libretto fu ripubblicato col titolo “Via d’Infanzia”. E il discorso tenuto da papa Benedetto XV per l’occasione ci fa capire il perché.
Nel discorso il papa, preoccupato di presentare il giusto concetto dell’Infanzia spirituale, usa l’analogia dal naturale allo spirituale, dall’infanzia umana all’infanzia evangelica, attraverso l’immagine delle «braccia della madre»: il bambino portato in braccio e stretto dalle braccia materne è qui che trova rifugio davanti al pericolo e non ha più paura di nulla. Il cuore dell’analogia sta quindi nell’atteggiamento del bambino piccolo che, scoprendo la sua incapacità e debolezza, dice: “nelle braccia della madre mia mi abbandono con piena fiducia”. Infatti, afferma il papa: «Analogamente l’infanzia spirituale è formata da confidenza di Dio e da cieco abbandono nelle mani di lui». Quindi anche a livello spirituale e della fede si richiede nell’uomo l’umiltà del bambino che sa di essere in sé piccolo e impotente, e riconosce la potenza della misericordia di Dio, non potendo nulla senza di lui e la sua grazia. Qui il papa, citando alcuni versetti di Mt 18,1-5.10 e Mc 10,13-16, introduce le parole di Gesù sul diventare piccoli e bambini per entrare nel regno dei cieli quando pose in mezzo ai discepoli un fanciullo. All’epoca quest’immagine era ritenuta quella che rappresentasse il cuore della dottrina di Teresa.
Benedetto XV aveva introdotto una citazione evangelica così: «Un altro giorno alcune mamme presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse». La presenza delle mamme come coloro che portano i loro figli piccoli da Gesù non è esplicitamente evangelica, ma fu ripresa in alcune scene iconografiche anche nel Santuario di Santa Teresa di Gesù bambino di Verona Tombetta (nella lunetta in alto dell’attuale Cappella dei Santi genitori di Teresa, Zelia e Luigi). L’aggiunta “mamme” fa passare l’analogia dell’infanzia naturale come fiducia nelle braccia della madre a quella dell’infanzia evangelica della fiducia nelle braccia di Gesù, che le mamme stesse fanno accadere, come Zelia e Luigi avevano fatto con la piccola Teresa: essere segno della paternità e maternità di Dio Padre. In questo essere “segno” l’analogia è però invertita e discendente: è la paternità e maternità di Dio Padre che “prende carne” e si esprime nei genitori naturali e nei loro atteggiamenti.
Papa Benedetto XV ritiene che il discorso sull’infanzia (spirituale) sia al cuore del vangelo di Gesù che per questo ha voluto proporlo ai discepoli in diverse occasioni: «seguire la via della confidenza e dell’abbandono nelle mani di Dio». Una via adatta e percorribile da tutti i cristiani e a qualsiasi età, non solo da chi è naturalmente ancora bambino, perché tutti sono chiamati da Gesù a “convertirsi e diventare bambini”, diventarlo nella grazia di Dio come suoi figli nel Figlio Gesù.
Sottolineando molto il lavoro che “tornare” bambini implica per l’adulto, il papa si sofferma forse troppo sull’aspetto ascetico e sulle virtù da acquisire piuttosto che sul dono di grazia divina che costituisce l’infanzia spirituale come ha fatto santa Teresa di Gesù bambino. E proprio il papa deve infatti subito riconoscere che a indicare la Via dell’infanzia spirituale è stata una giovane monaca di soli 24 anni, che «al divino servizio non consacrò lunghi anni né ardue imprese», entrata in un Ordine dove le donne eccellono pur senza studi e quindi i «frutti maturati nel giardino dell’infanzia spirituale» e la sua dottrina non sono imputabili ai meriti di Teresa, ma solo ai «segreti che Dio rivela ai pargoli», altro passo evangelico significativo (cf. Mt 11,25).
Percorrendo la vita di Teresa come un’ascesa nelle virtù dell’infanzia spirituale fin dai suoi primi anni di vita e nella giovinezza, il papa arriva però a dire che è il Bambino Gesù, di cui prende il nome entrando al Carmelo, a farle la grazia della totale fiducia e abbandono nelle mani di Dio: «Il Fanciullo di Betlemme appariva ai suoi occhi nelle braccia della Santissima Madre, docile e pronto a farsi portare da Betlemme in Egitto e dall’Egitto a Nazareth». E questo, possiamo aggiungere noi, già dalla Grazia di Natale del 1886, nella quale Gesù dona a Teresa la Sua infanzia divina, sempre fiducioso e abbandonato nelle mani del Padre celeste, attraverso tutti i momenti della sua infanzia umana vissuta a Nazareth obbediente a Maria e Giuseppe, e poi sempre Figlio obbediente al Padre, fino alla morte di croce.
E Teresa diventata maestra delle novizie pur in giovane età, «a Gesù Bambino faceva appello nei suoi dubbi; e da quel Fanciullo, che nell’officina di Nazareth “si era visto crescere in età ed in sapienza” (Lc 2,3), non tardava a ricevere la soluzione delle sue difficoltà». Probabilmente papa Benedetto XV si esprime con un certo altalenarsi di prospettive perché deve far metabolizzare a quanti avevano una certa visione cristiana e clericale una santità diversa che Dio stava donando alla sua Chiesa attraverso una giovane donna che non aveva studiato teologia e non aveva fatto un lungo lavoro ascetico, ma era stata santificata grazie ad una grande fiducia e un grande abbandono in Dio, come un bambino nelle braccia di Dio, come a dire che le virtù eroiche che il papa stava riconoscendo in Teresa erano “tutto qui”, ma erano così “tutto il vangelo”.
Le parole di Teresa pronunciate prima di morire riguardo al suo desiderio di passare il Paradiso “nel far del bene agli uomini”, le hanno sperimentate i soldati che, sul fronte nella Prima guerra mondiale, hanno invocato santa Teresa. È questo un altro tema che diventerà caratteristico nell’immaginario popolare e mondiale, attraverso l’immagine della pioggia di rose, tanto che il papa invoca abbondanti rose sul Carmelo perché «continui ad essere giardino in cui si educhino eletti fiori di santità». Ecco l’idea dell’Apoteosi della Santità nel Carmelo affrescata nella controfacciata della Basilica di santa Teresa a Verona, che diventa annuncio di chiamata alla santità e alla salvezza “per tutti”, anche e soprattutto per i piccoli, e “per tutte le diverse vocazioni”, che siano laici o sposati o consacrati, e perfino per gli uomini di ogni popolo e razza a cui sta per essere annunciato il vangelo attraverso la “Piccola via dell’Infanzia spirituale”. Benedetto XV disse infatti: «tutti i fedeli di qualunque nazione, età, sesso e condizione debbono mettersi animosi in quella via, per la quale suor Teresa di Gesù Bambino raggiunse l’eroismo della virtù», cioè la totale fiducia e il pieno abbandono di Gesù nelle braccia di Dio Padre, ecco «il segreto della santità» della piccola Teresa.