Siamo lieti di ricordare oggi l'anniversario del conferimento del titolo di Dottore della Chiesa alla nostra Santa Madre Teresa di Gesù, avvenuto tramite la lettera apostolica di Paolo VI Multiformis sapientia Dei del 27 settembre 1970. E' difficile rendersi conto oggi di quanto allora questo conferimento fosse fuori dagli schemi, se non si considera che Teresa fu la prima donna in assoluto nella Storia della Chiesa a ricevere tale titolo, sprovvista di studi teologici e dopo quasi 400 anni dalla sua morte, mentre in vita era stata addirittura sospettata di eresia (come ha da poco ricordato il Santo Padre Francesco nella sua bella omelia del 21 settembre); ciononostante nel corso dei secoli il suo insegnamento avrebbe avuto una risonanza tale nella Chiesa da farla riconoscere subito e costantemente, anche se non canonicamente ancora, come maestra e "madre degli spirituali" (titolo posto sotto la sua statua nella basilica vaticana di S. Pietro).
Ma facciamoci raccontare dalla viva voce del Card. Anastasio Ballestrero (Servo di Dio: è in corso la sua causa di beatificazione), riprendendolo dalla nostra rivista Quaderni Carmelitani, il gustoso dialogo da egli avuto col beato Paolo VI con cui si compirono i primi passi verso questo dovutissimo riconoscimento gerarchico. E l'articolo prosegue con un'appassionata argomentazione del conferimento del titolo: "Teresa con il suo dottorato grida nel mondo l'esperienza di Dio, l'esperienza di Cristo, l'esperienza della Chiesa. Sottrae questi valori ai nominalismi, spesso presentuosi e sempre sterili, di una problematica senza via di uscita, e grida agli uomini che Dio è Dio, che Cristo è Signore, che la Chiesa è Madre. I suoi scritti non si leggono senza incontrare il Signore. I suoi insegnamenti non si ascoltano senza avere dei brividi di commozione perché si sente Dio, si incontra Dio, si tocca Dio". Esattamente ciò che ha ribadito ieri - provvidenziale coincidenza - Papa Francesco nella sua omelia quotidiana in cui, nell'incoraggiare alla "familiarità" con Dio, cita proprio Teresa come maestra: "...quella preghiera che si fa anche di strada: 'Ma, Signore cosa pensi?' Questa è la familiarità, no? Sempre. I santi ne avevano. Santa Teresa, è bello, perché dice che trovava il Signore dappertutto, era famigliare col Signore dappertutto, anche fra le pentole in cucina, era così. Familiarità col Signore!".
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"Il magistero di S. Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa", Card. A. Ballestrero, in Quaderni Carmelitani 12 (1995), pp. 37-47 e Rivista di Vita Spirituale 49 (1995), pp. 667-682.