di P. Aldino Cazzago ocd
«Sono stato in udienza il 29 marzo 1965,una bella udienza. Andai per presentare al Santo Padre l’autografo del Cammino di Perfezione restaurato, e poi l’edizione fac-simile … Io avevo chiesto l’udienza per tutti – per il gruppetto, cioè, di coloro che avevano lavorato – e invece quando siamo arrivati là, sono stato preso di sorpresa. Il prelato di turno infatti mi ha detto: “No, Padre, il Santo Padre desidera prima vedere Lei solo”. … Contento, però non ero preparato: è stato proprio un’udienza estemporanea, almeno da parte mia. Son stato un 18 minuti solo col Santo Padre. Poi dopo, quando ho finito, sono entrati tutti gli altri, proprio nello studio li ha fatti entrare, lì intorno al suo tavolo.
Quando gli ho consegnato il Cammino di Perfezione l’ha preso in mano, si è inginocchiato subito. È rimasto un po’silenzioso, in preghiera, poi l’ha baciato. Ha detto tre volte con noi: “Sancta Mater Teresia, ora pro nobis”, poi si è alzato, ha cominciato a sfogliarlo, parlando della S. Madre, e del Cammino di Perfezione: “Questo libro che conoscevo – ha detto – ormai da tanti anni, così bello, così solido e prezioso …”. Ha fatto allusione alle pagine che la Santa ha scritto sull’umiltà, sulla povertà, sulla carità … poi sul commento al Pater Noster. Poi lo ha ribaciato, ha voluto fare una fotografia.
Era proprio sereno, disteso, tutto gioviale. Soltanto alla fine, quando si è congedato, ha tanto raccomandato di pregare per il Concilio. Allora si è fatto serio, dicendo di pregare perché il Concilio possa finire presto e possa finire bene. Ce l’ha ripetuto due o tre volte proprio con accoramento».
Raccontato dallo stesso Padre Anastasio Ballestrero fin dal 1965 e poi ripreso nel suo Autoritratto di una vita (Edizioni OCD), questo semplice episodio della recente storia del Cammino di perfezione, testimonia una volta di più il legame, o come Paolo VI dirà nella sua lettera apostolica Multiformis Sapientia Dei per il dottorato, «la nostra consuetudine con la dottrina di questa donna santa», tra lo stesso il papa bresciano e Teresa di Gesù.
Il 27 settembre 1970, proclamandola “dottore della Chiesa”, Paolo VI non limiterà più la sua stima verso Teresa di Gesù ad un privato e personale apprezzamento. Con quell’atto egli diede solenne compimento a quanto aveva pubblicamente detto il 15 ottobre 1967 in occasione del III Congresso Mondiale per l’Apostolato dei Laici: «Noi Ci proponiamo di riconoscere a lei un giorno, come a Santa Caterina da Siena, il titolo di Dottore della Chiesa».
In verità Paolo VI poteva sempre dire che sulla strada del riconoscimento del dottorato a Teresa di Gesù, era stato preceduto, fin dal 1657, dai teologi Salmanticensi: «Ora la nostra beata madre Teresa ha l’aureola di dottore e la Chiesa riceve e approva la sua singolare dottrina … come proveniente dal cielo» (cfr. Lettera apostolica Multiformis Sapientia Dei).
Ricordare oggi, durante il V Centenario della nascita di Teresa di Gesù, l’incontro tra l’allora Generale dell’Ordine P. Anastasio Ballestrero e Paolo VI è un motivo in più per tornare a leggere e a vivere con più determinazione il Cammino di perfezione della «grande carmelitana» (omelia alla messa per il dottorato).